Salire su un palco, col cuore in mano. Spogliarsi delle difese naturali che, solitamente, dobbiamo innalzare attorno a noi, nella vita reale, per (non) metterci a nudo. E’ un’operazione verità, quella che, con coraggio, ha portato in scena Nadia Rinaldi, icona pop degli anni Novanta, dalle forme “morbide” (per citarla), che ha conosciuto i due lati della medaglia di chi cavalca l’onda del successo. La fama, appunto, e anche i soldi, per sua stessa ammissione. E poi la disgrazia. Un arresto per droga, nel 1998, all’apice della carriera. Ne parla, senza vergogna, con dignità, e ripete, più volte, lo stesso concetto: «Ho pagato per quello sbaglio, ora che devo fare?». Si chiama “Senza Santi in Paradiso”, è in scena all’Off/Off Theatre, luogo in cui il direttore Silvano Spada vuole da sempre dare spazio a giovani ma anche a chi, come la Rinaldi, vuole togliersi qualche sassolino dalla scarpa. In particolare, su quel mondo dello spettacolo che, per lungo tempo, le ha voltato le spalle. Si piange e si ride, ascoltando il racconto della formazione, alla scuola di Gigi Proietti. E poi si ricordano Gabriella Ferri e Califano, punti di riferimento dell’attrice, a cui dedica anche tre brani. E sul palco sale non solo un’attrice, ma anche una mamma. Dopo l’arresto, nel 2000, ecco la sua più grande gioia: la nascita di Riccardo Mandolini. «Mi ha fatto capire che la vita poteva ancora essere bella», dice. Un figlio conosciuto al grande pubblico per il ruolo di Damiano, in “Baby”.
«Un ragazzo che incarna il ruolo dell’attore maledetto», dice il regista dello spettacolo, Claudio Insegno, facendo riferimento anche alla fama da Bello e impossibile di questo 23enne, che a Roma è oggetto di appostamenti da parte delle sue fan. In platea, ci sono gli amici fedelissimi della Rinaldi e chi ne apprezza le doti di recitazione. C’è Eva Grimaldi («è stata straordinaria», commenta), Pier Francesco Pingitore, e poi, ancora, Milena Miconi. Seduti tra le prime file anche la giovane attrice Costanza Tortoli, prossimamente al cinema diretta da Ozpetek nel suo “Nuovo Olimpo”.