Non bastava l'incendio. Adesso in aeroporto arriva anche la paura delle polveri di amianto. E' quanto denunciato ieri da alcuni lavoratori riuniti in protesta davanti al Terminal 3 del Leonardo da Vinci. «A cinque giorni dall'incendio e dopo numerosi malesseri segnalati dai dipendenti - dice Susi Ciolella dell'esecutivo provinciale confederale Usb - la Asl ha mandato i suoi ispettori in aeroporto. Abbiamo raccolto le preoccupazioni di uomini e donne che lavorano in aerostazione e avanzato richiesta alle autorità competenti. Vogliamo sapere se la situazione è a rischio, se possono lavorare tranquilli. Chiediamo di sapere con certezza se l'aria è pulita e se ci sono le particelle di amianto. I lavoratori hanno paura e vogliamo solo delle risposte in merito».
L'EDIFICIO
A cinque giorni dall'incendio divampato nell'area transiti del Terminal 3 che ha bruciato mille metri quadrati dell'area commerciale e con l'aeroporto che sembrava tornare, almeno dal punto di vista dei voli e delle code, verso la normalità eccolo dunque che si fa strada un altro spauracchio: l'amianto. Era presente o no nella parte di edificio interessato dal rogo? Aeroporti di Roma, la società che gestisce lo scalo, smentisce categoricamente. «Nell'area andata a fuoco non c'è amianto, i risultati giunti in meno di 24 ore evidenziano che i valori riscontrati sono nettamente inferiori a quelli previsti dalla normativa nazionale e internazionale» fa sapere Adr. Manca la versione della Asl. Il Dipartimento di prevenzione della Rmd non sa infatti fornire indicazioni sulla presenza di questo materiale nell'edificio perché non dispone, a quanto risulta, di una mappatura specifica. La Asl prima di ieri non aveva nemmeno effettuato i rilievi dopo l'incendio e quindi non poteva né confermare le paure né farle rientrare.
I PANNELLI
«La certificazione sulla salubrità dell'aria sulla base della quale è stato riaperto l'aeroporto non è nostra.