Due medici al Giro Donne, Magnaldi-Chabbey cicliste dottoresse

L'azzurra di Cuneo laureata in Chirurgia a Torino, la svizzera impegnata in corsia subito dopo lo scoppio della pandemia

Due medici al Giro Donne, Magnaldi-Chabbey cicliste dottoresse
di Cristiano Sala
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Giovedì 7 Luglio 2022, 11:13 - Ultimo aggiornamento: 11:14

Bergamo ha accolto il ciclismo femminile. Il Giro ha riportato qui i colori della Maglie, un arcobaleno di speranza pieno di messaggi e di storie di vita. Quelle che si sono intrecciate tristemente con la pandemia, in questo luogo che ha sofferto così tanto da diventare un simbolo. Tra i racconti in bicicletta ci sono quelli di due "angeli", così le persone hanno scelto di ricordare medici e infermieri che hanno combattuto il Covid, che ieri hanno tagliato il traguardo da sportive. Ma che fuori sono dottoresse, con percorsi diversi ma vestiti dello stesso camice. Quello da medico.

Erica Magnaldi, chirurga in sella

«A settembre 2021 termino la gara agli Europei di Trento. Torno a casa e dopo mezz'ora mi dicono che mio fratello ha avuto un incidente. Corro in ospedale, mi ritrovo a parlare con i medici della cartella clinica di Mattia dopo l'operazione». Erica Magnaldi, 29 anni di Cuneo, è una delle atlete più importanti del movimento italiano.

Nel suo curriculum non ci sono solo vittorie sulle due ruote ma anche una laurea con 110 e lode in Medicina e Chirurgia all’Università di Torino. «Ho indossato il camice bianco nel periodo di tirocinio, ho fatto tre mesi di pratica ma in quel momento, nel 2017, ho iniziato nel mondo elite e ho messo in pausa la mia carriera da medico».

Il confronto con i colleghi per l'incidente del fratello, investito da un'auto al termine della Gran Fondo Alpi Liguri, ma anche i consigli alle compagne di squadra. Due professioni, una missione: «Il mestiere del dottore e quello del ciclista si incrociano nella disponibilità e nella voglia di aiutare il prossimo. Essere sempre presenti, nei momenti in cui c'è bisogno. Come quando ho aiutato una compagna a medicarsi dopo una caduta». Il Giro Donne è passato per Bergamo, dopo essere tornato a contatto con i tifosi per lo stop per la pandemia: «Ora c'è sollievo, lo si sente quando passiamo per le città e vediamo i tifosi felici di stare all'aria aperta. Sentiamo che la rinascita è iniziata, nonostante ci portiamo dietro le sofferenze di quel periodo».

Elise Chabbey, in corsia nei giorni del Covid

Elise Chabbey quei giorni li ricorda bene. Ha lavorato presso l’Ospedale universitario di Ginevra nel pieno della crisi legata al coronavirus, lei specializzata in medicina generale ha dato il suo contributo: «Nel 2020 ho mosso i miei primi passi nel mondo della medicina. Ero molto motivata, in quel periodo avevo bisogno di un obiettivo. Ecco perché smisi di allenarmi». Dopo il lavoro in corsia, il ritorno sulla bici e la vittoria al Giro di Svizzera. I tifosi la fermano per una foto, i giornalisti per chiederle della sua doppia vita: in pista e in ospedale. «Sono contenta che la gente voglia conoscere il mio percorso e sapere qualcosa di più della mia vita professionale. Si parla ancora di pandemia, è vero, ma per fortuna la situazione è più stabile. Certo non è ancora finita».

Nata a Ginevra nel 1993, ha concluso brillantemente il suo percorso di studi in Svizzera. Nel 2020 quando pensava di prendersi un anno sabbatico dopo la conclusione degli studi, il dovere l'ha subito chiamata: «L’Ospedale universitario di Ginevra aveva chiamato molti neolaureati, serviva una mano per tre mesi nei reparti Covid e in quelli di medicina interna». Lunghe giornate in corsia ma la Chabbey è riuscita anche a trovare il tempo per allenarsi: «Facevo un po' di corsa, da casa all'ospedale per tenermi in forma. Poi nei week end salivo in bici». La stessa che ora sfreccia lungo le strade del Giro Donne con la Canyon/Sram Racing con la quale ieri ha conquistato la Maglia Verde: «Qui il pubblico è fantastico, rivedere gli italiani festeggiare per lo sport è bellissimo»

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