Roma, stretta sui tavolini selvaggi: «Divieti in 5 aree del Centro»

Roma, stretta sui tavolini selvaggi: «Divieti in 5 aree del Centro»
di Fabio Rossi
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Venerdì 28 Settembre 2018, 08:20
Stop ai tavolini selvaggi in altre cinque strade e piazze del centro storico. Mentre in Campidoglio la regolamentazione del settore rallenta - con la commissione commercio, presieduta dal grillino Andrea Coia, che pensa di «rivedere tutti i piani di massima occupabilità» con il coinvolgimento diretto dei gestori dei pubblici esercizi interessati - il consiglio del I Municipio ha approvato ieri una delibera che traccia i limiti per tavolini e dehors in altri cinque luoghi all'interno del perimetro delle Mura Aureliane. Segno che la ex circoscrizione, governata dal centrosinistra, vuole proseguire sulla strada della stesura di piani particolareggiati in tutto il territorio municipale, nonostante i dubbi della maggioranza pentastellata di Palazzo Senatorio.

LE REGOLE
Le nuove mappe riguardano: via del Pellegrino (a due passi da Campo de'Fiori), via della Scrofa, piazza di Firenze, via del Buon Consiglio (rione Monti) e via Luca della Robbia (Testaccio). Nel primo caso la strada è stata dichiarata completamente off-limits per le strutture all'aperto dei locali, mentre per le altre strade è stato posto un limite all'espansione esterna dei pubblici esercizi. «Il lavoro sul riordino delle concessioni dei dehors era bloccato dal 2013 - commenta Nathalie Naim, capogruppo dei Radicali in consiglio municipale - Questa è la seconda delibera che approviamo. Ne dobbiamo approvare altre 30 circa e la commissione tecnica del Municipio deve approntare da anni circa 50 schede di vie e piazze che poi dovrebbero essere portate all'esame del consiglio».

L'AMMINISTRAZIONE
In Campidoglio, intanto, dopo l'idea di istituire un Osservatorio capitolino del commercio su area pubblica per stanare i trasgressori (ovvero coloro che usano maggior suolo con tavoli e sedie rispetto a quello consentito) - dove anche i rappresentanti di categoria avranno titolo a sedere - Coia ha rilanciato la proposta di ripensare i piani di massima occupabilità, coinvolgendo anche qui gli esercenti. I progetti che delimitano le aree di suolo pubblico a disposizione di bar e ristoranti sono stati redatti in passato seguendo le prescrizioni dei tecnici del I Municipio, della Sovrintendenza e dei vigili urbani, che hanno varato le occupazioni possibili nel rispetto del codice della strada, della sicurezza e del decoro urbano, rigettando in molti casi le richieste contrarie alla tutela di zone storiche o monumentali.

FUORI DAL CENTRO
Escluso il centro storico, invece, gli altri Municipi della Capitale non sono obbligati ad adottare i piani di massima occupabilità per le strade. Ma il Campidoglio da anni con la delibera 39/2014 li invita, laddove necessario, a dotarsi di questi progetti per tutelare il decoro e garantire la sicurezza. Ma fuori dalle Mura Aureliane è ancora tutto fermo, o quasi. E l'effetto si vede in varie zone della città: da Montesacro all'Eur, passando per viale Regina Margherita e l'Ostiense. In molti quartieri - pur essendoci numerosi bar, bistrot e ristoranti - le amministrazioni municipali non si sono ancora adoperate per dare un ordine e le attività che ci lavorano, al primo raggio di sole tirano fuori tutti gli strumenti per attrarre più clienti, sfruttando in due casi su tre suolo pubblico oltrepassando i limiti consentiti dalle autorizzazioni. Che per di più, in aree lontane dal centro, hanno canoni di occupazione molto bassi: non superiori in media ai 104 euro annui al metro quadrato.
 
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