Marino, si allarga l'inchiesta: al setaccio altre trenta cene

Marino, si allarga l'inchiesta: al setaccio altre trenta cene
di Michela Allegri
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Sabato 5 Dicembre 2015, 09:16 - Ultimo aggiornamento: 6 Dicembre, 09:27
Non ci sono solo sette cene sospette, al vaglio degli inquirenti. Il caso “scontrino-gate”, costato all'ex sindaco Ignazio Marino l'accusa di peculato e il posto in Campidoglio, ora potrebbe allargarsi. Dopo aver terminato le audizioni di funzionari e dipendenti capitolini che hanno lavorato a stretto contatto con il chirurgo dem e che, uno dopo l'altro, non hanno confermato la sua versione dei fatti, smentendo di aver firmato al suo posto i giustificativi di spesa contestati, il pm Roberto Felici ha deciso di conferire una nuova delega d'indagine al Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza.
Le Fiamme Gialle dovranno analizzare tutte le spese relative alle cene istituzionali effettuate da Marino nel corso dei due anni di mandato, e verificare se i rimborsi fossero dovuti o se, invece, fossero motivati con circostanze false. La verifica ad ampio raggio è scattata tre giorni fa, e sotto la lente degli investigatori, al momento, ci sarebbero circa 30 banchetti potenzialmente ambigui. La Finanza dovrà anche ascoltare come persone informate sui fatti i ristoratori che hanno ospitato nei loro locali il chirurgo e i suoi commensali.
I LOCALI
Sarà fondamentale, per esempio, la testimonianza del titolare del “Girarrosto Toscano”, che ha spiegato in un'intervista che il sindaco trascorse la sera di Santo Stefano del 2013 con la famiglia e non con alcuni rappresentanti della stampa, come annotato nella nota ufficiale. Lo stesso ristorante è anche il teatro di un altro possibile scivolone dell'ex inquilino del Campidoglio, relativo a un pasto del 6 settembre 2013 che Marino ha sostenuto di aver offerto all'ambasciatore del Vietnam che, però, ha negato.
Anche il gestore della “Taverna degli Amici” dovrà fornire la sua versione dei fatti. Il 27 luglio del 2013, l'allora sindaco cenò nel locale, pagando 120 euro e addebitando il pasto al Comune. Nel giustificativo si legge che era «una cena offerta a un rappresentante del World Health Organization». Il ristoratore ha però smentito: «Marino era con la moglie», ha raccontato in un'intervista. In realtà, il chirurgo era con Claudia Cirillo, sua collaboratrice e amica. La donna, sentita in Procura, avrebbe confermato. Un'ulteriore cena contestata risale al 4 maggio 2013, ed è stata consumata al ristorante “Tre Galli” di Torino. Marino aveva dichiarato di aver pasteggiato con don Damiano Modena, ma lui aveva detto di non essere mai stato presente al tavolo.
Davanti ai pm, l'ex sindaco ha ammesso l'errore, dicendo che era in compagnia dell'assessore di Novara e di un membro del suo staff. Da verificare, poi, due cene consumate a Milano, alla “Pizzeria da Puccini” e al “Bento Sushi”. E un banchetto del 26 ottobre 2013 al “Sapore di Mare”. Nelle note ufficiali si legge che il sindaco era con i responsabili della Comunità di Sant'Egidio. Dall'ente, però, è arrivata una secca smentita.

LA DIFESA
Ora, con la nuova delega conferita alle Fiamme Gialle, la lista di cene sospette sarebbe destinata ad allungarsi: verranno passati al setaccio tutti i banchetti offerti dal Comune fino al 2015. Non è tutto: il chirurgo dem rischia anche l'accusa di falso e di false dichiarazioni ai pm. Subito dopo l'esplosione dello scandalo, infatti, si era precipitato in Procura per difendersi. «Le firme non sono mie, ho portato le note in segreteria, le avranno siglate i miei collaboratori», aveva detto. I collaboratori in questione, però, interpellati dai magistrati, hanno preso le distanze. A partire da Maurizio Salvi, ex capo della ragioneria comunale, passando per Silvia Decina, ex numero uno della segreteria del sindaco, fino a Luigi Fucito, ex capo di gabinetto.