Infermieri in sciopero, protesta davanti a Montecitorio. A rischio 30 mila interventi

Infermieri in sciopero, protesta davanti a Montecitorio. A rischio 30 mila interventi
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Lunedì 3 Novembre 2014, 15:25 - Ultimo aggiornamento: 4 Novembre, 11:25
Più di migliaia di infermieri in camici verdi e azzurri hanno manifestato, questa mattina, in piazza Montecitorio, mentre «sono circa 30.000 gli interventi chirurgici programmati saltati, ma la giornata è lunga». A fornire la stima dei disagi in corso negli ospedali italiani a causa dello sciopero degli infermieri in corso oggi in tutta Italia è Andrea Bottega, segretario della principale associazione sindacale di categoria, il Nursind. Da Milano a Catania da Roma a Pisa, continuano a giungere «dati incoraggianti» sulle adesioni allo sciopero, anche se, spiega Bottega «è ancora presto per avere una stima complessiva». Al centro della protesta, il blocco di stipendi e assunzioni, il personale ridotto all'osso e i ritmi di lavoro insostenibili.



È essenziale «permettere il turnover all'interno delle professioni sanitarie, perché congelare così l'accesso al di sotto dei fabbisogni diventa un problema di qualità sanitaria per i prossimi anni, nel momento in cui stanno tra l'altro andando in pensione migliaia di persone», dice il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Questa, ha sottolineato a margine di un congresso sullo stato delle vaccinazioni in Europa, «è una delle questioni cui stiamo lavorando al tavolo sull'articolo 22 del Patto per la salute, che vedrà soluzione tra qualche giorno».



GLI OSPEDALI ROMANI

Molti poi sono gli infermieri che avrebbero voluto partecipare ma non hanno potuto farlo, secondo il segretario Nursind dell'ospedale Spallanzani di Roma, Adriano De Iuliis. «Molti colleghi, madri e padri di famiglia, non possono rinunciare ad un giorno di lavoro e a 50 euro in busta paga. Questo fa capire quanto sia critica la situazione dal punto di vista degli stipendi». «Il nostro sciopero vuole ribadire due cose – spiega il sgretario amministrativo provinciale Rsu Nursind San Camillo- Forlanini, Stefano Barone - De-finanziare il lavoro in sanità, de-capitalizzarlo come valore economico e sociale, impoverirlo con tante restrizioni oltre che creare danni importanti alla qualità delle cure impedisce di sanare le tante storture del sistema sanitario, le sue numerose diseconomie, di qualificarne la spesa se non di ridurla a scala di sistema». «Le Regioni che ancora oggi sono le principali responsabili della sanità pubblica, non riescono a trasformare la crisi in opportunità e tutte le restrizioni finanziarie a loro imposte da loro sono tradotte in restrizioni al lavoro, in tasse ai cittadini, in quote sempre più crescenti di privatizzazione e in meno qualità – aggiunge a chiare lettere Barone - ma mai in altra sanità. Ne consegue che il nostro giudizio sulla legge di stabilità mentre saluta con favore una serie di misure tese a far crescere il Paese, non condivide l'idea che esse siano di fatto poste in contrapposizione al valore del lavoro in sanità . La proroga del blocco contrattuale del Pubblico Impiego contrattualizzato già provato da 5 anni di impossibilità di aumento del trattamento economico anche con fondi aziendali è una proroga del non sviluppo€ ed è una assurdità».
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