Sentinella della pioggia, ecco la ventunesima puntata

Sentinella della pioggia, ecco la ventunesima puntata
di Tatiana de Rosnay
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Lunedì 26 Agosto 2019, 01:24

A svegliare Linden è il suono del campanello. Sono quasi le nove. Si veste di fretta, scendendo di sotto a piedi nudi. Vandeleur è lì in piedi, un ghigno immenso sul suo viso lentigginoso. I capelli rossi sono striati di un grigio sabbioso, gli occhi verdi scintillano. Chiama Linden “piccolo capo”, come sempre. Che sta combinando il grande capo? Bisogna farlo uscire dall’ospedale in fretta.
Linden gli spiega per cosa è venuto. Vandeleur è incredulo. Il capo vuole che svuoti il buco nel vecchio tiglio? Quel tiglio? Il più vecchio? Linden annuisce. Dentro l’albero c’è una scatola di cui il padre ha bisogno.
Vanno nel capanno a prendere gli attrezzi. Poi si incamminano. Arrivati in cima alla collina, Linden si volta a guardare la valle. Sì, questa terra gli è mancata, molto più di quanto pensasse.
La voce di Vandeleur è un po’ sfatta dalla salita. Il capo amava venire a giocare qui da bambino. Su uno di quegli alberi aveva una casa. Lo sapeva? Linden annuisce.
Il tiglio più alto è facile da individuare, svetta sopra gli altri, gli immensi rami nodosi, le radici spesse e contorte che scavano in fondo nella collina.
Vandeleur sistema la scala contro il tiglio. Linden è sicuro che devono squarciare questo qua? L’albero preferito del capo. Non ha senso. Davvero ha ordinato di farlo? Linden legge ad alta voce il biglietto. Tiglio più alto. Buco ricoperto dove prima c’era ramo morto, a metà tronco, a sinistra guardando la valle. Chiedi aiuto a Vandeleur. Allora si convince. Farà quello che vuole il capo. Linden dice che cercherà il buco mentre lui regge la scala. Si arrampica piano, sorpreso dalla larghezza e altezza dell’albero. Intravede il piccolo buco storto otturato con il cemento, dove prima c’era un ramo morto. La scala ci arriva a stento.
Linden chiede a Vandeleur la mazza, e lui gliela passa, ma per quanto si sforzi, la sua estremità è sempre troppo lontana dal buco. Deve salire più in alto. Riesce a raggiungere un ramo robusto dove mette un piede, sollevandosi lentamente dalla scala con la mano destra e tenendo la mazza con l’altra. La manovra è più facile di quanto pensasse, anche se ha le vertigini. La sensazione di stare così in alto su quell’immenso albero spoglio è eccitante. Vorrebbe avere dietro la macchina fotografica. Com’è possibile che non abbia mai fatto foto da lì sopra?
Il buco adesso è accessibile e inizia a far oscillare la mazza per colpirlo, cercando di restare in equilibrio. Il vecchio cemento si disintegra abbastanza facilmente e il buco si apre, grande come un’anguria. Deve avvicinarsi, avanzando di qualche centimetro lungo il ramo. Con cautela, infila le dita dentro l’orifizio. Vandeleur gli urla di usare i guanti che gli ha messo nella tasca della giacca. Che assolutamente non metta le mani lì dentro senza protezione! Potrebbero esserci insetti, uccelli o Dio solo sa cosa! Linden si mette i guanti, poi infila il pugno dentro la cavità. Sente una spugnosità umida, come muschio, e spinge dentro anche il polso. Con le dita non incontra niente che somigli a una scatola. Il padre potrebbe essersi sbagliato? La scatola è ancora lì? Spinge il braccio più in fondo, stupito dalla profondità del buco dentro l’albero, e poi lo tocca, l’angolo appuntito di un oggetto di metallo. Urla a Vandeleur che l’ha trovata; la sente. Deve solo tirarla fuori; sembra incastrata. Segue una lotta accanita; la guancia stretta contro la corteccia ruvida, le punte delle dita che scivolano impotenti sugli spigoli scivolosi della scatola. Sembra quasi che l’albero non voglia rilasciarla. Infila l’estremità della mazza dentro al buco, tirando la scatola con il manico dell’attrezzo con tutta la forza che ha. Affonda dentro la mano nuovamente, ora la scatola si muove con più facilità. Ci vuole ancora qualche sforzo per tirarla fuori ma ecco che di colpo ha la scatola in mano. Vandeleur esulta trionfante. È una piccola latta di biscotti, ricoperta di muschio e brulicante di formiche, che spazza via. Muovendosi con cautela, scende dall’albero, la testa gli gira. Passa la mazza a Vandeleur. La scala sembra incredibilmente lontana. Sente le gambe deboli. Lascia che a guidarlo sia la voce del giardiniere. Il piccolo capo adesso deve fare con calma. Un passo dopo l’altro. Una volta che i piedi tremanti sono sulla scala, Linden riacquista forza e scende con abilità. Vandeleur sbircia la scatola, chiede a Linden se ha intenzione di aprirla. Il padre non ha detto di aprirla, solo di portargliela, e che era importantissima.
Linden ha promesso di tornare presto; dovrebbe essere già in viaggio.
Prima di partire ha provato a chiamare Mistral, Lauren e Tilia dal fisso per dire loro che ha trovato la scatola e che stava ripartendo. Non è riuscito a raggiungerle. Si è chiesto se la cosa dipendesse dall’alluvione e se i cellulari abbiano smesso di funzionare. Ha provato a chiamare Sacha al cellulare e anche a casa, e ha trovato sempre la segreteria.
Si mette in strada con pensieri cupi. La scatola è sul sedile accanto a lui; ogni tanto la guarda. Accende la radio e scopre con sgomento che a Parigi c’è stata una notte di terrore. Bande di saccheggiatori hanno attaccato i negozi, a iniziare dagli Champs-Élisées, facendo danni per migliaia di euro. Centinaia di rapinatori incappucciati poi si sono diretti lungo le strade di Montparnasse, quasi senza luce per via dei black-out, spaccando finestre e rubando tutto quello su cui sono riusciti a mettere le mani. Linden ascolta atterrito. Sono state arrestate centinaia di persone; cinquanta o più i feriti. Linden fa per prendere il cellulare per chiamare la sua famiglia ma non riesce a trovarlo. Si ferma a cercarlo alla prima stazione di servizio, guarda in macchina, nella borsa, e capisce con terrore di averlo dimenticato. Si sente smarrito. Non sa nessuno dei numeri dei suoi familiari a memoria, né quello di Sacha. Imprecando riparte, va il più veloce possibile, ha un brutto presentimento.
Le notizie alla radio non lo fanno stare meglio. Il livello della Senna ha iniziato lentamente a scendere, ma l’acqua continua ad allagare mezza città. Caos. Non c’è altra parola per descrivere quello che sta succedendo. 
Linden sa che sta guidando troppo velocemente, ma non riesce a trattenersi dall’accelerare. Una sensazione nefasta lo tormenta.
Vicino Parigi, l’autostrada è più congestionata, si ritrova fermo tra le auto paralizzate dal traffico. La fila non avanza.
La scatola scintilla alla luce del tramonto, come se lo chiamasse. La guarda. Il padre non ha detto a Dominique di non aprirla, giusto?

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