Sentinella della pioggia, ecco la prima puntata del romanzo sul Messaggero

Sentinella della pioggia, ecco la prima puntata del romanzo sul Messaggero
di Tatiana de Rosnay
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Sabato 3 Agosto 2019, 09:21 - Ultimo aggiornamento: 18 Dicembre, 16:58

Tutto inizia e finisce con l'albero. È il più alto. È stato piantato molto prima degli altri. Ha trecento o quattrocento anni. Ha superato tremende tempeste, non ha paura. Qui venivo a giocare, era mio regno. Questa storia la racconto adesso, una sola volta. Nasconderò il manoscritto e la storia resterà su queste pagine, come un prigioniero.

Sul Messaggero arriva "Sentinella della pioggia": romanzo a puntate, una al giorno fino al 25 agosto

La pioggia viene giù, una tenda d'argento che blocca tutta la luce del giorno. È così da due settimane, dice il tassista distrattamente. Mentre lasciano Charles de Gaulle, Linden gli domanda di accendere la radio e l'uomo si complimenta per il suo francese perfetto per essere un americano. Linden ridacchia, succede sempre. Risponde che è franco-americano, nato in Francia, padre francese, madre americana, parla entrambe le lingue correntemente. Be' di sicuro dall'aspetto sembra un americano, no? Alto, atletico, jeans, scarpe da ginnastica, non come i parigini con i loro abiti eleganti.
I notiziari parlano solo della Senna. Il fiume continua a crescere da cinque giorni, bagnando le caviglie dello Zuavo, l'enorme statua di un soldato coloniale che si trova sotto il pont de l'Alma ed è l'indicatore comune del livello dell'acqua. Nel 1910, durante la massima esondazione che ha travolto la città, l'acqua era salita fino alle spalle dello Zuavo. Il tassista sospira, non si può evitare che un fiume straripi, gli uomini devono smetterla di interferire con la natura, questo è il suo modo di vendicarsi. Mentre la pioggia incessante picchia contro il tetto, Linden si ricorda dell'email dell'albergo. La aspettiamo da venerdì 19 a domenica 21 gennaio. Le condizioni del traffico potrebbero essere problematiche per via del livello della Senna. Fortunatamente il Chatterton Hotel non si trova in un'area prossima alle inondazioni. Linden l'aveva letta in aeroporto a New York, dove era stato a fotografare un'attrice per Vanity Fair. Aveva inoltrato il messaggio alla sorella Tilia e alla madre Lauren, che quel venerdì lo avrebbero raggiunto a Parigi. La risposta della sorella lo aveva fatto ridacchiare. Inondazioni?! Ci abbiamo messo anni a organizzare questo maledetto fine settimana! La madre aveva risposto Verremo in barca se necessario, trascinando tuo padre via dai suoi alberi! La famiglia Malegarde si sarebbe ritrovata a Parigi per festeggiare i settant'anni di Paul e il quarantesimo anniversario di matrimonio di Lauren e Paul.
Linden si sentiva stanco. Nelle ultime settimane Rachel Yellan, la sua agente, gli aveva affidato un lavoro dopo l'altro, un turbine da capogiro di città in città. Avrebbe preferito tornarsene a San Francisco, da Sacha e dai gatti.
Solo per noi quattro, aveva detto la madre. Non era capitato spesso di ritrovarsi insieme, solo loro quattro, dalla sua adolescenza a Sévral, dove era cresciuto, e soprattutto da quando a quasi sedici anni aveva lasciato Vénozan, la tenuta di famiglia del padre.

Sul volo per Parigi, Linden aveva letto Le Figaro e si era reso conto che la situazione era preoccupante. La Senna era già esondata a fine novembre e nel giugno del 2016. I parigini allarmati tenevano d'occhio lo Zuavo, le piccole onde gli lambivano i polpacci. Il fiume minacciava di crescere sempre più rapidamente.
Il taxi attraversa la Senna alla Concorde. La pioggia è così fitta che Linden fatica a individuare il fiume. Raggiungono l'hotel e nel minuto che Linden impiega a entrare la pioggia gli incolla i capelli alla testa e gli infradicia i calzini. Viene accolto da una ragazza che gli sorride, lui ricambia e le allunga il passaporto. La receptionist, sul cui badge è scritto Agathe, gli dà la chiave della stanza e gli dice quanto ammira il suo lavoro. È qui per la settimana della moda? Lui ringrazia e scuote il capo, è un fine settimana di famiglia. Con la sua amata Leica vintage fotograferà solo i suoi genitori e la sorella. Agathe allude con tono deferenziale al padre, dice che è un piacere avere con loro l'Uomo degli Alberi. Linden è divertito dal suo entusiasmo, di sicuro ignora che il padre odia quel soprannome.

La stanza è comoda e ben arredata. La madre aveva scelto lo Chatterton, nel cuore di Montparnasse, quando due anni prima aveva deciso di organizzare quel fine settimana.
Perché Parigi? Si chiede mentre disfa la valigia. Tilia vive a Londra con la figlia e il secondo marito, l'esperto d'arte Colin Favell; Lauren e Paul a Vénozan, nella valle della Drôme, e lui a San Francisco con Sacha. Parigi non ha alcun valore affettivo per i suoi genitori. O sì? Si sono conosciuti a Grignan, durante la torrida estate del 1976. Paul lavorava come capo architetto di giardini, Lauren, diciannovenne, stava visitando la Francia con la sorella Candice, di due anni più grande. Cresciute in Massachusetts, non erano mai state in Europa. Avevano iniziato dalla Grecia, poi l'Italia e la Francia. Dopo una giornata soffocante, si stavano godendo un bicchiere di rosé quando Paul passò con il suo furgone. Portava una salopette scolorita e un logoro cappello di paglia. Lauren lo seguì con lo sguardo mentre parcheggiava e trasportava arbusti al negozio vicino. Aveva spalle larghe e muscolose, e quando si tolse il cappello Lauren notò che era quasi calvo. Quasi calvo ma giovane, pensò. Candice le chiese perché guardasse quel tizio e lei bisbigliò che non aveva mai visto nessuno che toccasse le piante in quel modo. Paul doveva aver sentito l'intensità del suo sguardo, perché alla fine alzò gli occhi. Notò solo Lauren, anche se Candice era altrettanto bella. Si avvicinò. Lei parlava francese a stento, l'inglese di lui era pari a zero. Candice padroneggiava meglio il francese ed era in grado di tradurre, ma per loro era invisibile, una voce che sceglieva le parole giuste. Si chiamava Paul Malegarde, aveva ventott'anni e viveva a pochi chilometri da lì. Sì, amava gli alberi e aveva un bell'arboreto nella sua tenuta a Vénozan. Le andava di vederlo? Loro partivano l'indomani per Parigi, poi Londra, e sarebbero tornate a casa alla fine dell'estate. Sì, magari poteva fermarsi ancora un po'.
Non è bello nemmeno la metà di Jeff, le disse Candice più tardi. Jeff era il fidanzato perbenino di Lauren. Lauren fece spallucce, avrebbe incontrato Paul più tardi. Quella sera c'era la luna piena e la voce di David Bowie, il cantante preferito di Paul, arrivava dall'autoradio del furgone mentre guardavano le stelle. Jeffrey van der Haagen sembrava lontano chilometri.
Lauren Winter non andò più a Parigi, né a Londra; né tornò a casa alla fine dell'estate. Visitò Vénozan e non andò più via.

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