Don Winslow: «Dopo questo noir smetto di scrivere per combattere Trump»

Il re del romanzo crime a maggio al Salone di Torino con "Città in rovine"

Don Winslow: «Dopo questo noir smetto di scrivere per combattere Trump»
di Riccardo De Palo
4 Minuti di Lettura
Sabato 20 Aprile 2024, 06:30

«Città in rovine è il mio ultimo libro. Ci sono voluti trent’anni, è il lavoro di una vita, e quindi mi sembra appropriato per scrivere la parola “fine”. Sono grato ai miei lettori, che mi hanno seguito per tutti questi anni, e mi intristisce dire loro addio. Ma è arrivato il momento di uscire dal palcoscenico». Con il romanzo che chiude la trilogia dedicata a Danny Ryan, appena uscito per HarperCollins, il 70enne Don Winslow ha deciso di smettere di scrivere. Il re del romanzo crime ci lascia con una nuova prova riuscita. L’ex operaio della mafia irlandese braccato dalla legge è diventato un magnate dei casinò di Las Vegas.


Ha detto che ora il suo scopo principale sarà contrastare Donald Trump attraverso i social. Mantiene il proposito?
«Sì certo. La nostra democrazia è gravemente minacciata da un movimento neofascista e voglio essere protagonista di una lotta che il lavoro di scrittore non ti permette. I tempi richiedono una risposta immediata, e mi concentrerò su questo».


Sembra che siano tanti gli scrittori impegnati in questa lotta come lei: David Leavitt, Stephen King, Salman Rushdie… Vi unirete contro l’ex presidente?
«Nei fatti lo siamo già. Non abbiamo formato insieme un’organizzazione, ma stiamo tutti combattendo, ognuno come può. Sono onorato di essere accomunato a loro. E non trova interessante il fatto che la maggior parte degli scrittori siano anti-Trump?»


Una volta ottenuti i suoi obiettivi, tornerà a scrivere? 
«No. Ascolti, sono abbastanza vecchio da sapere che non si può mai dire mai, ma sono abbastanza sicuro che la mia decisione sia definitiva».


E vorrebbe occuparsi di politica in prima persona, magari candidandosi per un seggio in Senato?
«No. Non ho né il talento né l’inclinazione necessari per candidarmi o portare avanti un mandato».


Nel suo ultimo libro, Danny Ryan è diventato un ricco imprenditore, ma il suo passato torna a tormentarlo, è così?
«Assolutamente, Danny sta cercando di lasciarsi tutto dietro le spalle, ma capisce che non è possibile. Questo è un tema che ho sempre trovato interessante: una volta che abbiamo valicato certe linee rosse, certi confini, possiamo tornare indietro? Per dirla con Faulkner, “il passato non muore mai. Non è neppure passato”»

L’Eneide di Virgilio è stata un’importante fonte d’ispirazione per lei, è vero?

«È la fonte materiale di tutti i libri della trilogia.

Volevo scrivere una storia classica, epica, in forma di crime story. Danny è davvero un Enea contemporaneo, e la sua creazione di un impero dei casinò è l’equivalente della fondazione di Roma».


Crede che questa forma di narrativa possa eguagliare i poemi epici antichi?
«Non saprei, ma di certo tutti i temi dei romanzi crime che ho amato hanno i loro precursori, in maniera più o meno conscia, nei classici greci e latini. Se prende, per esempio, le Orestiadi di Eschilo, l’intreccio è praticamente un noir. E nella mia trilogia, ogni personaggio ha un equivalente classico».


Questi libri diventeranno una serie tv?
«Eccome, ci sarà una serie con Austin Butler, celebre per il suo ruolo come Elvis Presley, nella parte di Danny Ryan. Non sto nella pelle a pensarci».


E quando vedremo invece, un adattamento dell’altra sua serie di romanzi dedicata al “Confine”?
«Restate sintonizzati».


A maggio sarà a Torino al Salone del libro. Cosa dirà per salutare i lettori?
«Li ringrazierò per tutti questi anni di caloroso supporto. I lettori italiani sono stati molto importanti nel corso dell’intera mia carriera, e quindi sarà bello incontrarli ed esprimere di persona il mio apprezzamento. Se non sarà per l’ultima volta, poco ci manca».


Guerre e dittature stanno distruggendo le speranze nate dopo la fine della Guerra Fredda. Cosa possono fare gli Usa? 
«Gli Usa dovrebbero restare ancorati ai loro valori - senza i vuoti e calvinisti sciovinismi di Trump - ma impegnandosi per la democrazia, onorando i migliori angeli della nostra natura. Dobbiamo frenare l’impulso di agire unilateralmente, ma piuttosto favorire una genuina alleanza di nazioni».


Cosa pensa dei pericoli dell’intelligenza artificiale?
«Sono macchine senz’anima».


Come si è evoluto il genere crime, da quando ha cominciato a scrivere?
«Il genere si è evoluto ed è diventato più profondo, rispetto ad allora. Sembra molto più incline a toccare temi sociali e politici, ad essere più realistico. Non solo, si è aperto alle donne e agli scrittori che appartengono a minoranze. E tutto questo è molto eccitante, non trova?»

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