Sentinella della pioggia, ecco la diciannovesima puntata

Sentinella della pioggia, ecco la diciannovesima puntata
di Tatiana de Rosnay
6 Minuti di Lettura
Lunedì 26 Agosto 2019, 01:18

Quando Linden ritorna in albergo, trova un biglietto di Lauren. Domani voglio andare a trovare tuo padre. Il medico dice che posso.
Le immagini di una Parigi alluvionata lo avevano temporaneamente distratto dal pensiero dei suoi. Si sdraia sul letto, stremato, sono le due del mattino. A San Francisco le cinque del pomeriggio. Sacha sarà in riunione con il suo staff. Gli manda la foto dello Zuavo sommerso alla luce della luna.
Dorme un sonno intermittente e si sveglia al suono di qualcuno che bussa alla porta. Sono passate da poco le otto, e la pioggia è tornata.
È Mistral. Hanno prenotato un taxi, Lauren si sente troppo stanca per andare a piedi in ospedale.
Si vedono giù per la colazione. Con sorpresa di Linden c’è Colin, affabile, vestito in modo impeccabile. Saluta Linden affettuosamente, come se non sia successo niente. Tilia guarda davanti a sé, impassibile, sorseggiando il suo caffè.
Linden legge sul quotidiano che la Senna oggi, giovedì, raggiungerà il suo apice, arrivando alla spaventosa altezza di 8,99 metri al pont d’Austerlitz. 
Arrivati al Cochin, Linden aspetta in corridoio che la famiglia abbia passato tutto il tempo che desidera con Paul. La stanza è troppo piccola perché tutti stiano con lui contemporaneamente.
Tilia viene fuori con aria preoccupata. Le sembra che il padre abbia un aspetto peggiore. Poi gli dice una cosa che lo terrorizza. Dice con coraggio che il padre non ce la farà. Riesce a capirlo. Linden esplode. Di che diavolo sta parlando? Tilia dice che Paul sta morendo.
Linden vorrebbe schiaffeggiarla. Come osa distruggere le speranze? Quando arriva la madre in lacrime, si alzano entrambi per consolarla. Con uno sguardo determinato Linden lancia un messaggio chiaro alla sorella: Di’ a mamma che va tutto bene, trasmettile fiducia. Lauren mormora che è scioccata; non riesce ad accettare di vedere Paul così magro e invecchiato.
Linden dice loro di andare, passerà tutta la mattina con il padre, le terrà aggiornate.
In camera la prima cosa che lo colpisce è l’aspetto malato di Paul. Tilia ha ragione? 
La pioggia continua a venire giù. Per un po’ si limita a sentire il respiro di Paul. Potrebbe continuare a restare così, a guardare la pioggia. O potrebbe voltarsi e per la prima volta in vita sua parlare in modo onesto con il padre. La scelta è lì davanti a sé, come un bivio. Non esita a lungo.
“Papà, vorrei parlarti di Sacha.”
Sacha, dice, è l’uomo che amo. Ha la sua età. È mancino. Ama cucinare e lo fa in modo magnifico. Si sono conosciuti alla Metropolitan Opera House, a Manhattan. L’amore di Sacha per l’opera è come l’amore di Paul per Bowie. Viscerale. Da bambino ha preso lezioni di violino e il suo insegnante una volta, quando aveva sette anni, lo aveva portato a vedere Il flauto magico. Papageno lo aveva affascinato con il suo motivetto accattivante ed era tornato cantando l’aria con tutto il fiato che aveva. Così era cominciata. Quella sera del 2013, Linden era stato portato lì dalla sua agente. Aveva i biglietti per La traviata e aveva insistito affinché Linden la accompagnasse. Era una prima, e Rachel aveva detto di vestirsi elegante. Si aspettava di annoiarsi mortalmente, invece aveva trovato lo spettacolo divertente. Durante l’intervallo, Linden era andato al bar a prendere un calice di champagne per Rachel. All’inizio vide Sacha di spalle. Lo notò perché era alto, alto quanto lui. I capelli neri che gli arrivavano alle spalle. Quando si voltò, Linden vide le lunghe sopracciglia, il naso aquilino, gli occhi nocciola. Non una bellezza in senso classico, ma abbastanza ipnotico. Sentì la sua risata. L’aveva trovata incantevole. Mentre aspettava lo champagne, non riusciva a trattenersi dal guardare quello sconosciuto. Quando Sacha si era allontanato era certo che non l’avrebbe più rivisto, e la cosa lo rattristava.
Linden si ferma. Perché lo sta raccontando al padre? Vuole che Paul sappia; che sappia chi è Sacha, e anche chi è lui. Non ci sarà più niente di taciuto. Linden si fa coraggio, si schiarisce la voce.
Finito lo spettacolo fu Rachel a presentarli, a quanto pare lo conosceva bene.
“Linden Malegarde, Sacha Lord. Credo che potreste andare d’accordo.” 
Forse Paul si starà chiedendo cos’ha di così speciale questo Sacha, perché lui e non un altro? Facile, e la risposta è questa: Sacha è il genere di persona che rende felici gli altri. Emana un’energia speciale. Forse è il suo entusiasmo, il fatto che a Sacha piaccia ascoltare la gente, che sia interessato agli altri. Ehi, anche Sacha ha dei difetti. Paul non deve pensare che è perfetto! Passa la vita appiccicato al cellulare, e la cosa lo fa impazzire. A volte è tremendamente impaziente e testardo, perde le staffe. E poi guida da cani; si infuria negli ingorghi e sogna a occhi aperti davanti ai semafori verdi, noncurante del frastuono alle sue spalle. È anche un burlone, cosa che a volte può essere irritante.
Linden si accorge che non è quella la direzione che vuole prendere. Deve dirigersi verso la zona più buia. È la cosa giusta, ma è anche la più difficile.
Linden dice che forse non è il figlio che Paul avrebbe voluto avere. Forse Paul è deluso. Quando era piccolo, il padre diceva sempre che era l’ultimo dei Malegarde. L’ultimo erede maschio. L’ultimo a portare quel nome. Forse Paul è triste perché Linden non avrà mai un figlio con una donna. Forse Paul non vuole sentire tutti questi discorsi su un uomo. Sull’uomo che Linden ama.
Linden non ha ancora il coraggio di guardare il padre. Che cosa potrebbe leggere nei suoi occhi? 
Continua. Prima ancora di compiere dieci anni, Linden iniziò a sentirsi diverso. Non sapeva come spiegarlo. Era una sensazione che lo confondeva terribilmente. All’inizio, quando i compagni di scuola lo insultavano, si vergognava; avrebbe voluto morire, scappare, pur di non sentirli più. Ora non è più così. Sa che Sacha è la persona con cui vuole passare il resto della vita. Prima di conoscerlo non aveva mai pensato di sposarsi, di mettere su famiglia. Linden non si vergogna. Vuole che Paul lo sappia. È in pace con se stesso. Se il padre non riuscirà a sopportare chi è, allora Linden imparerà a conviverci.
Ora Linden si volta, si avvicina al padre facendosi forza per quello che vedrà. E se reagisce con rifiuto e disgusto?
Si siede, lo guarda dritto negli occhi. Ciò che scopre gli leva il fiato. L’azzurro gli risplende addosso, e legge così tanto amore che comincia a piangere; un amore potente e sereno.
Il padre lo ama. L’unica cosa che sa, l’unica cosa che vede è la forza di quell’amore.

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