Umbria Olii, Del Papa: «Nessun accanimento contro le famiglie delle vittime»

Il figlio Giorgiomaria parla per la prima volta e spiega la natura dell’azione civile da 35milioni. La promessa: “In caso di indennizzo, soldi ai familiari”

Giorgio Del Papa e il figlio Giorgiomaria durante una delle udienze del processo di primo grado
di Ilaria Bosi
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Venerdì 2 Febbraio 2024, 09:35 - Ultimo aggiornamento: 5 Febbraio, 22:35

SPOLETO «Nessun accanimento contro i familiari delle vittime
della Umbria Olii. Anzi, laddove venisse riconosciuto
anche solo un euro di risarcimento, questo sarebbe
devoluto proprio a loro». A parlare per la prima volta è
il figlio di Giorgio Del Papa, Giorgiomaria, il cui nome
compare tra i promotori del ricorso depositato nei mesi
scorsi in Cassazione in cui si torna a chiedere un
risarcimento di 35 milioni di euro alla UnipolSai, la
compagnia assicurativa della Manili impianti, ma anche
alle vedove, ai figli e ai fratelli delle quattro vittime
e all’unico sopravvissuto alla strage del 25 novembre
2006, Klaudio Demiri. Giorgiomaria, che guida la Umbria
Olii International negli Stati Uniti, non è mai stato
minimamente sfiorato dalla vicenda penale, che si è
conclusa con la condanna del padre, all’epoca legale
rappresentante della Umbria Olii spa, a 4 anni, 9 mesi e
15 giorni per omicidio colposo plurimo. Nell’iniziativa
civile, avviata dal padre nel lontano 2008, Giorgiomaria
si è inserito in seconda battuta, insieme a Paolo
Spadoni, entrambi in qualità di soci della Gestoil Srl,
già Umbria Olii Spa, società cessata e cancellata dal
registro delle imprese nel 2016. Giorgiomaria precisa
innanzitutto un aspetto: la quantificazione del danno è
stata definita all’epoca da un consulente tecnico
d’ufficio, nominato dal Tribunale di Spoleto e non da mio
padre. Effettivamente, quando il procedimento penale era
agli albori, in sede civile Giorgio Del Papa chiese un
accertamento tecnico preventivo, che l’allora presidente
del Tribunale Carmine Pinelli affidò, come previsto a
spese della parte richiedente, all’ingegnere Pierluigi
Pecchioli, che realizzò la perizia con la dettagliata
quantificazione. «La cifra dei danni e la descrizione
degli importi - ribadisce Giorgiomaria Del Papa - è stata
definita esclusivamente dal perito». Ma è sull’iniziativa
civile tornata in auge di recente che Giorgiomaria ci
tiene a fare chiarezza, spiegandone la natura:
«L’assicurazione UnipolSai è l’unica destinataria ultima
di un eventuale risarcimento per la triste vicenda».
Insomma, aver aggiunto i familiari delle vittime
nell’elenco dei destinatari rientrerebbe nella sfera
tecnica delle procedure e non nella volontà di
amplificare il dolore e i timori di vedove e orfani.
Giorgiomaria aggiunge: «Qualora un terzo del danno fosse
riconosciuto, l’importo verrebbe risarcito esclusivamente
dall’assicurazione della ditta Manili e neanche euro sarebbe chiesto o preteso dalle famiglie delle stesse
vittime». Del Papa si spinge anche oltre e assicura:
«Qualora percepissi anche un solo euro
dall’assicurazione, devolverei il 100 per cento a tutti i
parenti di questa immonda disgrazia». La ripartizione del
danno evocata da Giorgiomaria si riferisce a quanto
stabilito dalla Corte d’Appello di Perugia, che nella
sentenza penale di secondo grado con cui è stata ridotta
la condanna a carico di Giorgio Del Papa, ha attribuito
un terzo del concorso di colpa alla ditta esterna di
proprietà di Maurizio Manili, morto anche lui nello
scoppio insieme agli operai Tullio Mottini, Giuseppe
Coletti e Vladimir Todhe. «La strage - scrisse in sintesi
la Corte nelle motivazioni - non fu colpa delle vittime,
ma Maurizio Manili, come appaltatore, non avrebbe dovuto
violare l’articolo 250 del DPR 547/55, che vieta
operazioni di saldatura (ma anche di taglio e di
imbullonamento) su recipienti chiusi».

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