Umbria Olii, Del Papa torna a chiedere il risarcimento dei danni ai familiari delle vittime

Nel rogo di Campello morirono 4 lavoratori e l’imprenditore è stato condannato in via definitiva. Ora vuole da vedove e orfani 35 milioni di euro

Il rogo della Umbria Olii
di Ilaria Bosi
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Martedì 30 Gennaio 2024, 08:27 - Ultimo aggiornamento: 15:13
SPOLETO Strage della Umbria Olii, a quasi 18 anni dall'inferno di fuoco ed esplosioni che il 25 novembre del 2006 divorò le vite di quattro lavoratori, Giorgio Del Papa non demorde. E torna a presentare il conto delle macerie, quantificato in oltre 35 milioni di euro, ai familiari delle vittime e all'unico sopravvissuto, Klaudio Demiri. Le notifiche della nuova iniziativa giudiziaria promossa dell'ex legale rappresentante della Umbria Olii, unico condannato per la strage, sono arrivate in questi giorni nelle case delle delle vedove, degli orfani e dei fratelli di Maurizio Manili, Vladimir Thode, Tullio Mottini e Giuseppe Coletti (questi i nomi delle vittime della sciagura) e in quella dell'unico sopravvissuto, Klaudio Demiri. Chiamata a risarcire il danno, secondo quanto emerge agli atti, anche una compagnia di assicurazione.

IL RICORSO

Giorgio Del Papa, in buona sostanza, ha impugnato davanti alla Corte di Cassazione la sentenza con cui la Corte d'Appello di Perugia ha negato il risarcimento del danno, che lo stesso ex legale rappresentante di Umbria Olii spa aveva rivendicato una prima volta (era il 2008 e il processo penale non era ancora iniziato) davanti al Tribunale di Spoleto. L'iniziativa di presentare a vedove e orfani il conto dei danni fece all'epoca molto discutere, suscitando incredulità e indignazione. A promuovere l'ennesima impugnazione, come era avvenuto in Appello, non è soltanto l'ex legale rappresentante di Umbria Olii Spa Giorgio Del Papa, ma anche il figlio Giorgio Maria e Paolo Spadoni, tutti già soci - si legge nel ricorso - della Gestoil srl, subentrata alla Umbria Olii Spa dopo la sua cessazione e cancellazione dal registro delle imprese, nel 2016. Del Papa jr., secondo quanto emerge, promuove l'iniziativa anche in qualità di legale rappresentante di Umbria Olii International Usa, con sede proprio negli Stati Uniti.
I DANNI Il conto presentato ai familiari e al sopravvissuto non si discosta molto dalla quantificazione fatta nel 2008, quando Giorgio Del Papa chiese un accertamento tecnico preventivo, affidandolo a un professionista spoletino. La somma rivendicata da Del Papa ammonta a 35.316.456, euro. All'epoca vennero indicate anche le singole voci di spesa. La più consistente, quantificata in 19,5 milioni abbondanti, quella relativa ai «danni indiretti, conseguenti alla forte limitazione dell'attività produttiva con conseguente abbattimento degli utili, derivante dall'incendio, sia in relazione al fermo dell'attività per i danni agli impianti, sia in relazione ai sequestri disposti in sede penale: il tutto con conseguente caduta della produzione e dei redditi di Umbria Olii». In conto a vedove, figli e fratelli dei lavoratori morti carbonizzati in quel devastante rogo anche la spesa di 920 euro relativa ai «costi per la demolizione dei calcestruzzo ammalorato e relativo trasporto presso discariche autorizzate».

LA TRAGEDIA 

La sciagura si consumò poco prima delle 13 del 25 novembre, era un sabato mattina. La ditta esterna di Narni di proprietà di una delle vittime, Maurizio Manili, stava ultimando alcuni interventi di manutenzione lungo le passerelle di collegamento dei silos, utilizzate per le ispezioni della dogana. L'utilizzo di una saldatrice, secondo quanto poi stabilito dai giudici d'Appello, avrebbe determinato l'innesco. Il primo ad esplodere fu il silo 95, seguito da un inferno di boati e fiamme che divorarono i poveri lavoratori.
LE REAZIONI 

C’è tanta amarezza nei volti dei familiari delle vittime.

L’ennesima iniziativa giudiziaria promossa da Giorgio Del Papa riapre una ferita mai guarita: «Vorremmo che i nostri cari venissero almeno lasciati riposare in pace. Invece sembra che questo non sia possibile», dicono con angoscia. E anche per Klaudio Demiri, il gruista sopravvissuto contro cui Del Papa ha puntato l’indice nell’istanza di revisione del processo (dichiarata inammissibile), quello della Umbria Olii è un incubo senza fine: «C’è un’altra richiesta di risarcimento milionaria? Che posso dire? Solo che quel giorno ero andato a lavorare». La nuova richiesta di risarcimento è articolata in una settantina di pagine, in cui i difensori di Del Papa ripercorrono le varie fasi.

IL PROCESSO 

Una vicenda processuale complessa, caratterizzata da una miriade di iniziative promosse da Giorgio Del Papa, tra impugnazioni, remissioni e ricusazioni di giudici, istanze di revisione e azioni civili. Parallelamente alle varie iniziative giudiziarie, si è svolto il processo penale: in primo grado, il Tribunale di Spoleto ha condannato Del Papa a 7 anni e mezzo. La svolta, però, c’è stata in Appello, quando i giudici della Corte di Perugia hanno ridotto la pena a 5 anni e quattro mesi, facendo cadere alcune accuse, ma soprattutto attribuendo un terzo della colpa al manutentore, morto nello scoppio. La colpa non fu delle vittime, ha osservato in quell’occasione la Corte, ma Maurizio Manili - titolare della ditta esterna che stava effettuando le passerelle ispettive tra i silos (morto insieme ai suoi tre dipendenti) - nella sua veste di appaltatore avrebbe dovuto conoscere il divieto di operazioni di saldatura (come di taglio e imbullonamento) su recipienti chiusi. Una violazione che ha comportato l’attribuzione di un terzo del concorso di colpa. La vicenda penale è proseguita, con la Corte d’Appello di Firenze che ha rideterminato definitivamente la pena a 4 anni, 9 mesi e 15 giorni per omicidio colposo plurimo. La condanna è divenuta irrevocabile a fine febbraio 2019 e l’8 marzo dello stesso anno Giorgio Del Papa è stato accompagnato in carcere, dove ha scontato una parte della detenzione, poi proseguita ai domiciliari.

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