Il maestro Romagnoli e il campione: «La più bella vittoria di Alessio? La prossima»

Alessio Foconi con il maestro Filippo Romagnoli
di Vanna Ugolini
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Lunedì 12 Ottobre 2020, 17:17

TERNI Dalla provincia sul tetto del mondo. Sembrerebbe un miracolo italiano ma è soprattutto la storia di due campioni, ciascuno nel proprio settore, che hanno in comune tenacia, passione, talento e la capacità di divertirsi. Uno sale in pedana, solitario e determinato e negli anni ha portato a casa tantissime medaglie luccicanti d’oro. L’altro lo sostiene da fondo pedana con sguardi di sicurezza e di incitamento. «La cosa più difficile è non far vedere la mia agitazione. In realtà quando sono lì sono teso come una corda di violino». Ma è un violino che sa suonare begli accordi.

Alessio Foconi, campione del mondo di scherma e Filippo Romagnoli, il suo allenatore, già schermidore con un buoni risultati, sono la coppia vincente e sorridente della scherma.

E in questi giorni in cui l’incertezza è la costante anche nel mondo dello sport, c’è tempo di rivedere cosa sono riusciti a fare quei due ragazzi. E ha il sapore dell’impresa. Una impresa in cui sembra non ci siano ingredienti segreti se non la passione e l’amore per la scherma che rende tutto sommato leggero ogni sacrificio. «Terni è una città di provincia ma è sempre stata una scuola importante di cui Alessio è la punta di diamante. Ma tanti bravissimi maestri sono passati in questo circolo. Ad esempio Giulio Tomassini, uno dei più grandi. Io non mi staccavo mai da lui, lo seguivo di continuo per cercare di imparare tutto quello che potevo. E poi molti altri, questo è importante per far crescere gli atleti».

Romagnoli ha rischiato di non incrociare l’opportunità di diventare l’allenatore di un campione del mondo. «Ho smesso di gareggiare nel 1998. Ho cominciato a insegnare poi nel 2006 ho interrotto perchè il mio lavoro mi richiedeva una presenza più importante». La scherma, però, è stata una attrazione fatale anche per Romagnoli «e nel 2012 ci sono state le condizioni per ricominciare ad insegnare. D’altra parte io ho passato gran parte della mia vita qui dentro, in questo circolo, lo frequento da quando avevo 6 anni, è un rapporto fortissimo con questo luogo e con la scherma: lo ritengo molto più di uno sport. Ci sono delle regole precise che vanno rispettate, è molto istruttivo per i ragazzi, insegna ad accettare gli errori che si fanno e trarne insegnamento».

E la differenza fra un atleta e un campione, secondo Romagnoli, si vede anche da questo: «Se tu riesci a prenderti la responsabilità dei tuoi errori sei un vero campione. Alessio lo è, è uno che si addossa le colpe. E ha il grosso pregio di non mollare mai, anche quando ha affrontato delle delusioni».I risultati si vedono: «Sono tre anni che vince la coppa del mondo, è caparbio, ha costanza negli allenamenti, ha voglia di arrivare. Non fa mistero di puntare all’oro olimpico ma è arrivato a questa consapevolezza dopo un percorso». Tappe fatte di vittorie ma anche di esclusioni. Senza mai lasciarsi andare: «Sono il suo maestro ma posso dire di aver imparato più io da lui che lui da me». Ora le gare mancano a tutti e due, è ancora forte la speranza di fare le Olimpiadi il prossimo anno. «La prima cosa che ho detto ad Alessio è di essere egoista: se pensa che io non sia più adatto a fare il suo allenatore, deve cambiare. Mi dispiacerebbe ma sarebbe la cosa più giusta. In pedana ci va lui da solo». Quale è stata la vittoria più bella tra tutte quelle collezionate insieme? «La vittoria più bella di Alessio? Sicuramente la prossima».

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