Cuore degli atleti più a rischio, i professionisti hanno coronarie più delicate di chi svolge una normale attività

Martedì 5 Marzo 2024, 23:51 - Ultimo aggiornamento: 6 Marzo, 07:24

LE PLACCHE

Come spiegare quindi questo apparente paradosso di atleti che hanno più placche coronariche ma meno rischi? L’attività fisica riduce l’infiammazione, e numerosi lavori scientifici hanno dimostrato l’importanza dell’infiammazione nella rottura della placca coronarica che porta all’infarto. Ridurre l’infiammazione è quindi protettivo anche se le placche sono più numerose. Gli atleti che fanno gare di lunga durata, così come i ciclisti, hanno mediamente coronarie più larghe della media così come una maggiore capacità dilatatoria delle coronarie stesse. Questo rende le placche percentualmente più piccole e, quindi, meno pericolose.
Ma ancora più importante è considerare l’età media dei soggetti presi in esame (55 anni). E l’età è un fattore importante nello sviluppo di placche coronariche.

© RIPRODUZIONE RISERVATA