Roma, al Prenestino l'ufficio Caf magazzino dei narcos: scoperti 345 kg di hashish e 9 di marijuana

Arrestata una coppia di italiani: il carico avrebbe fruttato oltre 2,2 milioni di dosi

Roma, al Prenestino l'ufficio Caf magazzino dei narcos: scoperti 345 kg di hashish e 9 di marijuana
di Camilla Mozzetti
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Sabato 8 Aprile 2023, 09:19 - Ultimo aggiornamento: 10:17

In un seminterrato, nascosta dentro alcuni scatoloni poi ritrovati tra vecchie scrivanie e armadi in quello che al Prenestino-Labicano - e più precisamente in via Anagni - era un ufficio Caf: sono stati scoperti così 354 chili di stupefacenti (nel dettaglio, 345 kg di hashish e altri 9 kg di marijuana). Se immessa sul mercato quella droga, scoperta dalla Guardia di Finanza a cavallo tra gli omicidi di Luigi Finizio e di Andrea Fiore, avrebbe fruttato svariati milioni di euro considerate le dosi che, a seguito della lavorazione, ne sarebbero venute fuori: più di 2,2 milioni.
Da qui un dato: benché a Roma da inizio dell'anno si siano consumati otto omicidi e svariate gambizzazioni, la droga continua ad arrivare rimarcando come di fatto sia essa il comune denominatore di delitti, molti dei quali (aspetto più grave) slegati fra loro e per giunta ancora irrisolti.

 


LA FILIERA
A custodire la partita di hashish e "maria" era una coppia di italiani, un uomo, B.

D. A. classe 1961, con precedenti specifici in materia di stupefacenti e una donna del 1974, G. P., moglie di un pregiudicato, che sono stati arrestati con le accuse di detenzione e traffico di sostanze stupefacenti e associati alle carceri di Rebibbia e Regina Coeli. I finanziari sono arrivati a loro tracciando un camion segnalato da una Procura del Triveneto che lo aveva intercettato in arrivo dai Balcani e etichettato come "sospetto". E così come accaduto con un altro maxi sequestro, avvenuto esattamente un anno fa a Monterotondo, quel mezzo è stato seguito fino alla Capitale. Così la droga è stata scaricata nell'ex ufficio Caf: una vecchia saracinesca ormai chiusa riporta ancora la scritta «Centro servizi...noi ti seguiamo...». A far scattare l'operazione e poi il sequestro l'atteggiamento della donna che era uscita dal locale ormai dismesso con un plico in mano. Si stava dirigendo verso un furgone, parcheggiato nelle vicinanze, dove l'attendeva l'uomo che sarà poi arrestato con lei. A quel punto è scattato il controllo dei finanziari. Entrambi i soggetti hanno iniziato ad agitarsi e quando i militari delle fiamme gialle hanno chiesto se avessero della droga, la donna quasi nell'immediato ha tirato fuori dalle tasche un panetto di hashish di circa 100 grammi. I controlli automaticamente sono stati estesi all'ex Caf e lì, in un seminterrato, è stata trovata il resto della droga che appunto era pronta per essere lavorata e immessa nelle piazze di spaccio. Insieme agli stupefacenti, ad essere sequestrati sono stati anche sette cellulari e 50 cartucce calibro 9X21, oltre al materiale idoneo al confezionamento delle dosi. Quale la regia di quella che, a tutti gli effetti, era una centrale si smistamento della droga? Le indagini sono ancora in corso per risalire la filiera.

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LE INDAGINI
Di certo è stato possibile stabilire la provenienza, e non è la prima volta che dai Balcani arrivano nella Capitale carichi di stupefacenti. Il modus operandi del trasferimento è tornato, almeno per questa tratta, quello di "strada". L'anno scorso - erano i primi giorni di febbraio - sempre la Guardia di Finanza intercettò un carico "monstre" di cocaina, arrivato a Roma a bordo di un camion. Anche in quell'occasione il mezzo era stato tracciato nel nord Italia con provenienza Slovenia.
A guidarlo, un autista bulgaro N. D. D., classe 1976, apparentemente ignaro della droga nascosta tra decine e decine di colli contenenti pezzi di ricambio per gli autoveicoli mentre ad aspettarlo, con una bustarella di 56 mila euro, un italiano classe 1988. Ad essere sequestrati furono 680 chili di cocaina con una purezza del 70% che una volta immessi nel mercato avrebbero fruttato non meno di 21 milioni di euro.
 

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