In un seminterrato, nascosta dentro alcuni scatoloni poi ritrovati tra vecchie scrivanie e armadi in quello che al Prenestino-Labicano - e più precisamente in via Anagni - era un ufficio Caf: sono stati scoperti così 354 chili di stupefacenti (nel dettaglio, 345 kg di hashish e altri 9 kg di marijuana). Se immessa sul mercato quella droga, scoperta dalla Guardia di Finanza a cavallo tra gli omicidi di Luigi Finizio e di Andrea Fiore, avrebbe fruttato svariati milioni di euro considerate le dosi che, a seguito della lavorazione, ne sarebbero venute fuori: più di 2,2 milioni.
Da qui un dato: benché a Roma da inizio dell'anno si siano consumati otto omicidi e svariate gambizzazioni, la droga continua ad arrivare rimarcando come di fatto sia essa il comune denominatore di delitti, molti dei quali (aspetto più grave) slegati fra loro e per giunta ancora irrisolti.
LA FILIERA
A custodire la partita di hashish e "maria" era una coppia di italiani, un uomo, B.
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LE INDAGINI
Di certo è stato possibile stabilire la provenienza, e non è la prima volta che dai Balcani arrivano nella Capitale carichi di stupefacenti. Il modus operandi del trasferimento è tornato, almeno per questa tratta, quello di "strada". L'anno scorso - erano i primi giorni di febbraio - sempre la Guardia di Finanza intercettò un carico "monstre" di cocaina, arrivato a Roma a bordo di un camion. Anche in quell'occasione il mezzo era stato tracciato nel nord Italia con provenienza Slovenia.
A guidarlo, un autista bulgaro N. D. D., classe 1976, apparentemente ignaro della droga nascosta tra decine e decine di colli contenenti pezzi di ricambio per gli autoveicoli mentre ad aspettarlo, con una bustarella di 56 mila euro, un italiano classe 1988. Ad essere sequestrati furono 680 chili di cocaina con una purezza del 70% che una volta immessi nel mercato avrebbero fruttato non meno di 21 milioni di euro.
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