L’obiettivo era conquistare le piazze di spaccio della Capitale, quelle rimaste vuote dopo la morte di Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik - ucciso con un colpo di pistola al parco degli Acquedotti -, e dopo l’arresto del suo socio Fabrizio Fabietti. E per farlo, i nuovi signori della malavita romana non hanno esitato a lasciarsi alle spalle una scia di sangue indifferenti a quel principio di “ordine” che a Roma la mala ha sempre rispettato. Affamati solo di arrivare, di farlo in fretta. Ed è proprio per questa fretta che hanno lasciato una serie notevole di indizi, nelle mani ora degli inquirenti che li stanno mettendo in fila. Un tassello importante è stato piazzato due giorni fa, quando il pm Mario Palazzi ha interrogato il custode di quello che, secondo gli investigatori, è l’arsenale degli aspiranti boss.
LE AMMISSIONI
Dopo che gli agenti gli hanno stretto le manette ai polsi, il cinquantenne non è rimasto in silenzio: quando il magistrato gli ha chiesto se fosse stato pagato per custodire in un appartamento in zona Pietralata - ora sotto sequestro - le armi avrebbe annuito.
Secondo i magistrati della Direzione distrettuale antimafia c’è un filo rosso che collega i fatti di sangue avvenuti a Roma negli ultimi mesi: gambizzazioni, minacce, sequestri e, soprattutto, omicidi.
IL FILO ROSSO
Due in particolare: quello di Fiore, appunto, e quello di Luigi Finizio, freddato il 13 marzo scorso con quattro colpi di pistola in via degli Angeli (angolo via dei Ciceri), a meno di due chilometri da quella casa cantoniera dove Fiore viveva da alcuni anni. I due si conoscevano, erano amici. La sera del 13 marzo sarebbe stato proprio Fiore ad accompagnare i poliziotti a casa della vittima, dopo essere corso sul luogo del delitto (un distributore di benzina) appena saputa la notizia dell’omicidio. Una delle ipotesi di chi indaga è che possano avere commesso uno sgarro nei confronti dei nuovi signori droga, che puntano a dominare le piazze di spaccio della Capitale. Luigi Finizio, cugino del più noto Girolamo (imparentato con i Senese e accusato della gambizzazione del cognato di Roberto Spada) era un assuntore abituale di stupefacenti. Cocaina principalmente. All’interno del suo appartamento era stata trovata droga. E anche all’interno dell’abitazione di Viti: si parla di circa quattro chili di “bianca”. Incrociando le sue dichiarazioni con quelle di alcuni testimoni gli inquirenti sono arrivati a colpo sicuro nell’appartamento a Pietralata. Sapevano cosa avrebbero trovato dietro alla porta: dieci pistole, tra le quali una Glock 17, un fucile Whinchester con canna mozza, una mitragliatrice Scorpion, centinaia di munizioni. Armi clandestine, alcune anche con la matricola abrasa: potrebbero essere state sottratte durante furti e rapine. Adesso gli agenti stanno cercando l’uomo che avrebbe premuto il grilletto almeno contro Fiore.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout