Roma e la droga: papà, madre e figlio. In casa la piazza di spaccio (con il ragazzo già ai domiciliari)

Da Acilia all'Appio, ecco i pusher imparentati

Roma e la droga: papà, madre e figlio. In casa la piazza di spaccio (con il ragazzo già ai domiciliari)
di Camilla Mozzetti
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Lunedì 27 Marzo 2023, 07:34 - Ultimo aggiornamento: 07:42

Acilia ed Appio Latino: la droga è sempre più un affare di famiglia. Almeno a vedere le ultime operazioni e arresti compiuti dai carabinieri che hanno stanato una base di spaccio in un appartamento abitato da padre, madre e figlio tutti coinvolti nell'attività illecita. E poi l'Appio dove i motociclisti del Nucleo radiomobile, durante un controllo, hanno bloccato due cugini romani di 33 e 37 anni: a bordo con loro, nell'auto, non c'era solo droga. Verifiche e seguenti arresti che scattano lì dove la criminalità organizzata non c'entra, dove apparentemente i protagonisti sono persone comuni, imparentate che tuttavia muovono droga e soldi.

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VIA SERAFINO DA GORIZIA
Ad Acilia, in via Serafino da Gorizia, (già rimbalzata agli onori delle cronache per occupazioni illegali e spaccio) durante il controllo del rispetto dei domiciliari per un 19enne italiano, i carabinieri hanno trovato sia la madre che il padre coinvolti nel giro di spaccio che il ragazzo, nonostante la misura, portava avanti. Di più in un vano dell'ascensore di pertinenza della famiglia oltre alla droga - 1,4 chili di hashish nonché il materiale per il confezionamento e la pesatura dello stupefacente è stato recuperato un fucile Beretta calibro 12 (con cartucce) risultato rubato e denunciato nel 2020 a Cerveteri. I tre non hanno opposto resistenza, da una verifica non sono legati a consorterie o organizzazioni ma non hanno, i genitori, impieghi stabili.

E poi l'Appio appunto dove la sorpresa è stata maggiore - e non solo per il vincolo di parentela dei due fermati - ma per quello che il controllo dei militari ha poi comportato. I carabinieri insospettiti dall'andatura sostenuta di un'auto l'hanno seguita e fermata.


I "FATTORINI"
A bordo i due cugini, italiani, senza precedenti significativi alle spalle, oltre alla cocaina avevano nel parasole un ingente quantitativo di denaro. La droga, nove dosi, già sigillate per essere vendute ce l'avevano addosso ed era marchiata con delle etichette colorate. Durante la perquisizione del veicolo sono stati analizzati anche i cellulari dei due cugini e da chi si è capito come la coppia fosse in realtà un vero e proprio corriere di consegne a domicilio. Sui loro telefonini, infatti, sono stati trovati messaggi che hanno fatto ipotizzare prenotazioni via social e fidelizzazione dei clienti, con consegne espresse in tutta Roma. Fermati per detenzione e spaccio, gli arresti sono stati convalidati. Ma tanto per loro quanto per la famiglia di Acilia gli investigatori stanno da settimane assistendo ad un ritorno del "lavoro domestico": attività illecite compiute per arrivare a fine mese o per conto terzi condotte non solo da un singolo ma dalla "rete" di parenti di cui lo stesso fa parte e che tuttavia non può definirsi propagazione di chissà quale clan o consorteria dove il vincolo familiare è a volte una condizione imprescindibile per operare.
 

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