Rieti, sindaci e assessori: stipendi raddoppiati

Il sindaco di Rieti, Daniele Sinibaldi
di Renato Retini
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Martedì 26 Settembre 2023, 00:10

RIETI - E’ tutto scritto nella legge di bilancio del 2022, approvata nel dicembre del 2021. I sindaci, tutti i sindaci di Italia, beneficeranno di un significato aumento di stipendio (indennità di servizio, per usare il linguaggio istituzionale), considerato da molti e da tempo troppo basso, tale insomma da disincentivare l’approccio alla carica, favorendo a dismisura quella disaffezione alla politica sempre più larga in tutte le fasce sociali. 
I primi aumenti, in verità, già ci sono stati durante il 2022 e nell’anno in corso, ma con l’arrivo del 2024 faranno un ulteriore balzo in avanti, facendo arrivare molti primi cittadini a guadagnare oltre il doppio rispetto a quanto ricevuto fino a pochi mesi fa. Prima della legge di bilancio del 2022, le indennità erano regolate da un decreto del ministero dell’Interno del 2000, le cui cifre erano state ridotte del 10 per cento con la legge finanziaria per il 2006, poi di nuovo aumentate ma solo per i comuni più piccoli.
Il “regalo”, chiaramente, riguarda anche il primo cittadino del capoluogo e tutti i colleghi della provincia, anche se le cifre variano a seconda della grandezza del singolo comune. 
A Rieti, ad esempio, il sindaco Daniele Sinibaldi da gennaio vedrà quasi triplicata la sua indennità, passando da 3 mila 720 euro lordi a circa 9 mila e 660 euro lordi. Un bel balzo, il più significativo tra i sindaci, perché la legge di bilancio del 2022 prevede proprio per i Comuni sotto i 50 mila abitanti (Rieti ne conta 45 mila e 173 ufficiali) l’aumento più significativo. Nei comuni più piccoli, invece, gli aumenti sono meno consistenti. I sindaci negli enti con una popolazione fino a 3 mila abitanti potranno arrivare a guadagnare al massimo il 16 per cento di quanto percepito da un presidente di regione, dunque circa 2.200 euro lordi. Prima dell’ultima legge di Bilancio ne prendevano circa 1.660. Ma vediamo cosa cambia per alcuni sindaci della provincia, quelli dei Comuni più grandi. Roberta Cuneo, prima cittadina di Fara Sabina, secondo comune della provincia con 13 mila e 868 abitanti, passerà dai 2 mila e 800 euro ai 4 mila e 140 di gennaio. Il sindaco di Cittaducale, Leonardo Ranalli, terzo comune del Reatino con oltre 6 mila abitanti, passerà dai 2 e 509 attuali ai 4 mila di gennaio. Stesso balzo in avanti per il sindaco di Poggio Mirteto, Giancarlo Micarelli. E tutti gli altri sindaci dei paesi sotto i 3 mila abitanti, nel Reatino la stragrande maggioranza? Passeranno dai mille e 600 euro ai 2 mila e 208 di gennaio. Non moltissimo rispetto ai colleghi di città più grandi. La logica pare essere quella del “meno abitanti, meno rischi e quindi meno stipendio devi avere”. A Marcetelli, comunque, tanto per portare un esempio, il sindaco di 63 abitati arriverà a prendere 2 mila e 208 euro al mese.
L’aumento delle indennità dei sindaci, a cascata, avrà effetti anche su quanto percepito dagli altri membri della giunta e del consiglio comunale, come i vice, gli assessori e i consiglieri che percepiscono il cosiddetto “gettone di presenza”, una cifra determinata in base a quanto partecipano ai lavori in consiglio. Questo gettone è parametrato proprio a quanto percepito dal primo cittadino. Il vicesindaco a gennaio percepirà fino a 7.245 euro, mentre gli assessori arriveranno a un mensile di 5.796 euro. 
In provincia, a difendere la ratio della norma uno dei sindaci che avrà uno degli aumenti più bassi, il primo cittadino di Casperia (mille e 207 residenti), Marco Cossu di Fratelli d’Italia. «Le indennità dei sindaci e degli assessori furono stabilite nel 2000, quando ancora c’era la nostra amata lira. Un sindaco di un piccolo Comune - spiega Cossu - prendeva circa due milioni di lire al mese, una buona retribuzione per l’epoca. Vent’anni dopo un sindaco percepiva circa mille euro al mese, non proprio lo stesso valore. Sempre nel caso di un piccolo Comune - prosegue Cossu - il sindaco percepiva fino al 2020 circa 500 euro al mese, meno del reddito di cittadinanza. Credo che il furore “anti-casta” che imperversa in Italia, impedisca di comprendere che fare il sindaco è un lavoro anche se la politica non è una professione. Ma quello del sindaco è un mestieraccio – sottolinea Cossu – che non si augura a nessuno, in questo momento storico, quando i Comuni non hanno nemmeno i soldi per pagare le bollette però devono mantenere tutti i servizi».

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