È una piccola rivoluzione. Soprattutto per una Pubblica amministrazione dove l’età media dei dipendenti ha ormai superato i 50 anni e che ha enormi difficoltà ad attirare i giovani. E i primi a voler cogliere l’opportunità di aprire le porte agli studenti più brillanti, sembrano essere i Comuni. La svolta è frutto di un emendamento approvato al Decreto-bis sulla Pa appena licenziato dalla Camera. La norma, firmata dal vice presidente vicario dell’Anci Roberto Pella, rende per la prima volta concreta la possibilità di assumere ragazzi con i contratti di apprendistato e di formazione-lavoro. Si tratta di due tipi di contratti ben conosciuti nel mondo del lavoro privato, anche per i benefici contributivi che comportano, ma praticamente sconosciuti al pubblico impiego.
Comuni, contratti veloci e formazione
L’apprendistato è consentito fino a 29 anni, e può riguardare tutti i profili.
Il passaggio
Anche questo passaggio va spiegato. Prima di mettere a concorso un posto, il Comune deve verificare se all’interno c’è qualcuno interessato a trasferirsi, magari da un Comune vicino, e a occupare quella posizione. Solo se non trova nessuno può rivolgersi all’esterno. Nel caso dei contratti di apprendistato e di formazione-lavoro, questa procedura non sarà attivata. «Si tratta», spiega il presidente dell’Aran, l’Agenzia per la contrattazione nel pubblico impiego, Antonio Naddeo, «di uno strumento per permettere ai giovani di entrare nella Pubblica amministrazione costruendo un “ponte” con le Università. Oggi», aggiunge ancora Naddeo, «sono nati e stanno nascendo, molti corsi dedicati alla Pubblica amministrazione, e con i contratti di formazione-lavoro è possibile accelerare e favorire l’ingresso di questi studenti nelle amministrazioni». In qualche modo anche sottraendoli alle normali procedure concorsuali, dove possono partecipare persone di tutte le età. E non sempre sono giovani. Anzi, l’età media dei vincitori non di rado è superiore ai 40 anni.