Rieti, l'autoscuola Margiotta taglia il traguardo del secolo di vita

Autoscuola Margiotta
di Luigi Ricci
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Sabato 10 Settembre 2022, 00:10

RIETI - La prima persona a ottenere la patente di guida a Rieti è stato il signor Francesco Martellucci, il 5 agosto del 1929. A conferirgliela fu l’autoscuola Margiotta, fondata da Gustavo Margiotta un anno prima, ovvero ben 94 anni fa, il che la rende la più antica d’Italia. E’ quanto risulta dai registri mostrati da Fabrizio Rossi, nipote di Antonio Margiotta, figlio del fondatore Gustavo, e che oggi dirige l’autoscuola insieme alla moglie Silvana e alla figlia Raffaella.

Gli albori. Le prime auto in Italia iniziarono a essere immatricolate alla fine dell’800 ed erano solo appannaggio delle persone più facoltose poi, lentamente, dopo l’inizio della produzione su scala industriale iniziarono a diffondersi.

E’ ovvio che a Rieti a fine anni ‘30 le auto circolanti fossero pochissime ma la necessità di saperle guidare era fondamentale, nonostante fino a quel momento tecnica di guida e norme sulla circolazione non fossero state ancora codificate chiaramente. In tale contesto, Gustavo Margiotta ebbe l’intuizione di inaugurare a Rieti un’autoscuola ottenendo la prima autorizzazione in assoluto, come risulta dai documenti del Circolo ferroviario di Roma: all’epoca il trasporto era gestito dalle Ferrovie essendo il treno il mezzo principale di spostamento più veloce e su lunga distanza. Sfogliando i vecchi documenti dell’autoscuola Margiotta si scopre pure che prendere la patente costava 100 lire, pari a circa 92 euro di oggi secondo le tabelle storiche del “Sole 24 Ore”: cifra ragguardevole per quei tempi anche se c’erano meno nozioni da impartire agli automobilisti in erba rispetto ai complessi e costosi corsi odierni.

Longevità. L’aspetto peculiare dell’autoscuola Margiotta è che tra pochi anni celebrerà un secolo di vita: «Non saprei quante autoscuole siano state fondate contemporaneamente o quasi alla nostra – osserva Fabrizio Rossi – e ignoro se qualcuna di esse abbia avuto più o meno la nostra stessa durata. Di sicuro a nostro favore ha contributo il fatto che in famiglia non si sia mai pensato di cambiare attività, essendosi trovati un lavoro che, rispetto ad altri, non andrà mai in crisi perché ci sarà sempre chi acquisterà auto e dovrà guidarle. Semmai, ed è per noi motivo di orgoglio, raggiungere questo record – tuttora aperto – è stato possibile grazie anche alla nostra serietà e professionalità».

L'evoluzione. «Tra l’altro si tratta di un lavoro interessante - aggiunge Rossi - non solo perché si deve seguire l’evoluzione tecnica delle auto ma perché permette di stare a contatto con la gente, conoscere nuove persone e soprattutto di stare vicino ai giovani». 
A tal proposito Rossi osserva che «il boom dell’automobile è partito negli anni ’60, ma all’epoca l’età media di chi le acquistava e prendeva la patente era abbastanza alta perché i giovani non potevano permetterselo. Di conseguenza si doveva insegnare a guidare a una clientela più attempata, meno pronta ad acquisire moderne cognizioni tecniche e talvolta anche meno istruita. Oggi, l’età media è calata drasticamente ed è difficile trovare gli imbranati di qualche decennio fa, quando si andava nella piana reatina a insegnare i primi rudimenti di guida senza il rischio di fare danni. Ormai tra scooter e minicar i giovani sanno già guidare, però non amano imparare le regole del codice della strada per cui si sono verificati casi di aspiranti che hanno dovuto ripetere l’esame di teoria quattro o cinque volte».

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