Corruzione a Genova, caso Toti. I finanziatori spazientiti: «Svegliamo la Regione». Le intercettazioni e la strategia difensiva

Gli imprenditori del porto non vogliono aspettare. E il governatore, secondo l’accusa, si attiva

Corruzione a Genova, caso Toti. I finanziatori spazientiti: «Svegliamo la Regione». Le intercettazioni e la strategia difensiva
di Claudia Guasco, nostra inviata
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Mercoledì 15 Maggio 2024, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 16 Maggio, 09:21

dalla nostra inviata

GENOVA Per gli imprenditori del porto, i tempi della politica non giravano alla stessa velocità di quelli degli affari. Ha fretta il re della logistica Aldo Spinelli, che stando agli atti presserebbe Giovanni Toti per la proroga trentennale del terminal Rinfuse. Tant’è che la sera del primo settembre 2021 il governatore telefona al presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini: «Ti dico un po’ di Spinelli, portiamo quella roba in Comitato il più presto possibile, se riusciamo a farlo entro la metà di settembre fa comodo anche a me». Ed è dichiaratamente infastidito Luigi Alberto Amico, titolare dell’azienda leader in Europa nelle riparazioni e ristrutturazioni di superyacht, a suo dire intenzionato a continuare a finanziare le fondazioni di Toti ma desideroso di «quel pizzico in più di attenzione legittima». Viene inserito nella lista dei partecipanti di una missione a Dubai con il governatore e Signorini, però all’ultimo è costretto a rinunciare. «Mi serviva da matti - si rammarica - era il momento per dare un po’ di sveglia, che non mi fanno delle cose. Cioè non vanno avanti con cose che dovrebbero fare da anni, sono sempre indietro».

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MONETA DI SCAMBIO

L’inchiesta della Procura di Genova sul presunto sistema Liguria, un’ipotizzata contaminazione tra imprenditori e amministratori nella quale i primi avrebbero erogato denaro in cambio dello sblocco di concessioni, è fitta di intercettazioni in cui chi ha interessi nell’area portuale non si pone scrupolo di bussare con insistenza alle porte della Regione e dell’Autorità di gestione.

Lo fa anche Amico, ricevuto a febbraio 2022 dal capo di gabinetto del presidente Matteo Cozzani identificato come «canale preferenziale per il raggiungimento dei propri interessi», scrive la guardia di finanza. L’imprenditore, emerge dalla conversazione captata, espone le proprie necessità e «poco dopo introduce ciò che figurativamente può essere considerata la propria moneta di scambio», ovvero le erogazioni al Comitato Giovanni Toti. Amato intende continuare a dare il proprio sostegno economico, ma considerato il recente clamore mediatico preferirebbe non esporsi: «Ora, se posso, lo faccio attraverso persone non riconducibili, però devono essere di fiducia, hai capito?».

 

Cozzani, emerge dalle carte, si dice amareggiato per la situazione sottolineando che «gente di Roma di altri partiti li avrebbero persino biasimati di fare le cose in modo trasparente, come previsto dalla legge», annotano gli stessi investigatori. Solo bonifici in chiaro, insomma, come tutti quelli arrivati nelle casse delle fondazioni di Toti. Una linea di condotta rimarcata fin dall’inizio dall’avvocato Stefano Savi, difensore del governatore: «Le erogazioni sono tracciate e destinate all’attività politica, il presidente non ha mai preso nulla per se stesso». La prossima settimana il numero uno della Regione si presenterà davanti ai magistrati. «Abbiamo chiesto di essere interrogati e i pm che stanno seguendo le indagini hanno un calendario piuttosto nutrito. Troveranno una data e ce la comunicheranno», informa Savi. Con due ulteriori puntualizzazioni. L’ipotesi dimissioni «al momento è un atto che non può essere assunto unilateralmente senza sentire gli altri protagonisti politici. Sono illazioni strumentali. Lo stato d’animo di Toti è quello di una persona che ritiene di dover spiegare una serie di fatti che hanno avuto una interpretazione». Sulla questione della maxi fornitura di mascherine nel periodo della pandemia (per la quale Toti non è indagato) e della comunicazione dei dati relativi ai contagiati, temi emersi nel corso dell’inchiesta, «si tratta di un filone di tre-quattro anni fa che aveva portato a un’iscrizione per falso ma non ha avuto più seguito. A oggi non ci è stato comunicato nulla, alcun atto d’indagine ulteriore ci è stato notificato».

NESSUNA COLLUSIONE

E poi i rapporti con Spinelli, che due giorni fa Spinelli ha risposto alle domande del gip e si è difeso: «Ho finanziato tutti, alla luce del sole, anche partiti che non conosco. Da Toti sono stato preso in giro, promette cose che non è in grado di mantenere». Se queste sono le dichiarazioni messe a verbale, riflette Savi, «è la dimostrazione che non c’era collusione tra il presidente e l’imprenditore. Magari Spinelli aveva altre amicizie o altri canali». A Spinelli la Procura contesta finanziamenti per complessivi 74.100 euro al comitato elettorale di Toti a fronte di agevolazioni burocratiche e quando nel 2021 i pm cominciano a indagare sulle erogazioni degli imprenditori alle fondazioni del governatore i due ne parlano al telefono. E l’uomo d’affari esprime il suo apprezzamento per il nuovo dinamismo della città: «Ringraziamo Dio che abbiamo un trio a Genova, che per trent’anni ha dormito. Abbiamo Toti, Signorini e Bucci e finalmente Genova diventerà la capitale europea, non solo dell’Italia, con tutti gli investimenti».

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