Omicidio di Thomas Bricca, al processo sarà sentito subito Omar. L'accusa: «Era lui il bersaglio dei Toson»

Il prossimo 1° marzo il dibattimento entrerà subito nel vivo: saranno sentiti i testimoni oculari

Omicidio di Thomas Bricca, al processo sarà sentito subito Omar. L'accusa: «Era lui il bersaglio dei Toson»
di Pierfederico Pernarella
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Sabato 3 Febbraio 2024, 09:01 - Ultimo aggiornamento: 09:05

Tra i primi testimoni ad essere sentiti in aula sull'omicidio di Thomas Bricca ci sarà anche Omar Haudy, il giovane di origini marocchine ritenuto dall'accusa il vero bersaglio degli spari che hanno ucciso l'amico 19enne. Entrerà subito nel vivo il processo sul delitto di Alatri che si è aperto ieri con un'udienza dedicata alla questione preliminari e all'ammissione delle prove.

Assenti i due imputati, Mattia e Roberto Toson. La loro partecipazione alle udienze dovrebbe essere centellinata per allentare l'attenzione mediatica e non creare ulteriori tensioni: «Non vogliamo contribuire a turbare l'atmosfera, preferiamo che i giudici valutino serenamente. Gli imputati parteciperanno alle udienze per le quali è necessaria, da un punto di vista processuale, la loro presenza», hanno spiegato i loro difensori, gli avvocati Angelo Testa e Umberto Pappadia. Il presidente della Corte d'Assise di Frosinone, Francesco Mancini, ha suggerito la possibilità di un collegamento a distanza dalle carceri dove sono detenuti: Mattia a Rebibbia, Roberto a Velletri.

LA FAMIGLIA

C'erano ovviamente la madre di Thomas, Federica Sabellico, il padre Paolo Bricca, la sorella Silvana, lo zio Lorenzo Sabellico, gli amici della vittima.

Tutti si aspettano una pena esemplare. «Ergastolo senza se e ma», ha riassunto lo zio di Thomas. Mattia e Roberto Toson sono accusati di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. Per Roberto Toson anche l'aggravante di aver violato le misure di sorveglianza speciale a cui era stato sottoposto per altri reati all'epoca dell'agguato avvenuto il 30 gennaio dello scorso anno. Ai due viene contestato anche il reato di delitto per uno scambio di persona.

Il vero bersaglio degli spari, secondo la tesi dell'accusa, era Omar Haudy, 20enne di Alatri di origini marocchine, che quella sera si trovava accanto a Thomas e come la vittima indossava un giubbotto di colore bianco. L'agguato, sostiene la Procura, era una rappresaglia dopo le risse che erano avvenute nel weekend precedente all'omicidio. Scontri forse legati allo spaccio. La domenica il gruppo di Omar, per vendicarsi dell'aggressione subita il sabato da parte dei Toson, aveva picchiato e buttato giù da una scalinata Francesco Dell'Uomo, fratello per parte di madre di Roberto Toson. Un affronto che meritava la giusta punizione.

Ci sarà proprio Omar tra i primi 12 testimoni oculari dell'agguato che saranno chiamati a riferire in aula nella prossima udienza fissata per il prossimo 1 marzo. Si terrà un'udienza ogni primo venerdì del mese. In tutto i testimoni indicati da accusa, difesa e parti civili sono 71, ma per il giudice Mancini la lista può essere sfoltita. «Tanti - ha detto - riguardano aspetti marginali».

LE ECCEZIONI

Prima del dibattimento, nell'udienza di ieri sono state affrontate alcune questioni preliminari. La difesa dei Toson è tornata a contestare la legittimità della citazione diretta a giudizio per i Toson senza passare per la fase preliminare, Chiesta ancora la derubricazione del reato da omicidio volontario a preterintenzionale. Richieste contestate dall'accusa - rappresentata in aula dal sostituto procuratore Rossella Ricca e dal procuratore Antonio Guerriero - e dagli avvocati della parte civile: Nicola Ottaviani per la madre di Thomas, Marilena Colagiacomo per il padre, Eugenia De Cesaris per il Comune di Alatri. Tutti hanno ribadito la tesi dell'accusa: i Toson volevano uccidere. La Corte ha rigettato tutte le eccezioni, quindi si è proceduto ad affrontare aspetti più tecnici.

E dalla prossima udienza si entrerà subito nel vivo. Saranno sentiti i ragazzi che la sera del 30 gennaio si trovavano sulla scalinata di via Liberio insieme a Thomas quando, erano circa le 20.30, nel parcheggio del Girone arrivò uno scooter Yamaha T-Max con due persone a bordo e casco integrale. Uno scese e sparò almeno due colpi con un revolver. Un proiettile andò a vuoto, l'altro centrò in testa Thomas. «Venne ucciso senza un motivo, ammesso possano esistere motivi per uccidere», ha detto ieri il pubblico ministero Rossella Ricca.

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