Terni, la corsa a sindaco. Josè Maria Kenny (Pd): «Imprese e Università i motori per ripartire»

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Terni, la corsa a sindaco. Josè Maria Kenny (Pd): «Imprese e Università i motori per ripartire»
di Sergio Capotosti e Vanna Ugolini
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Mercoledì 3 Maggio 2023, 08:35 - Ultimo aggiornamento: 10 Maggio, 17:37

Jose Maria Kenny, professore di Scienza dei Materiali dell'Università di Perugia,si è candidato a sindaco di Terni con la lista "Innovare per Terni" e ha ottenuto il sostengo del Pd e di "Kenny X Terni Civici di Sinistra e Verdi". Argentino di nascita, 69 anni padre di due figli, ma «soprattutto nonno», il professor Kenny vive ormai da più di 30 anni a Terni, dove ha stabilito, a Pentima, il suo quartiere generale nel campo della ricerca sulle nanotecnologie, di cui è un punto di riferimento internazionale.
 

Professor Kenny, come mai non avete trovato una sintesi per il campo largo?
«È il tavolo regionale che ha gestito la partita, ma voglio ricordare che il M5S ha fatto autonomamente la sua candidatura. Una scelta che rispetto in pieno».
 

Già si parla di ballottaggio, e della possibilità che Bandecchi appoggi il centrosinistra, cosa ne pensa?
«Così come ho messo a disposizione la mia candidatura per Terni, la metto anche per il ballottaggio. Ma non è escluso che vinciamo al primo turno. Il mio programma è a disposizione della città».
 

Nuovo ospedale, cosa dice il vostro programma?
«La zona migliore per realizzarlo è quella di Maratta, per l'accessibilità e la vicinanza all'aviosuperficie. Per realizzarlo chiederemo le risorse al Ministero. Ma bisogna essere chiari: ci vorranno 15 anni, per questo sono necessari anche interventi immediati per ammodernare la struttura».
 

E del project financing per il nuovo ospedale cosa ne pensa?
«Che è assurdo. La Regione ha chiesto all'ospedale a che punto è l'iter. Si sono invertiti i ruoli. È come se io chiedessi a un mio studenti di fare una progettazione».
 

Ma come giudica il progetto Stadio-Clinica?
«I privati nella sanità hanno il loro ruolo, ben vengano ma non ci devono essere cortocircuito o strade privilegiate. Ma prima di tutto vanno date risposte nel settore pubblico a cominciare dalle liste d'attesa».
 

La pandemia, però, ha condizionato molto la sanità, non trova?
«All'ospedale di Terni si lavoro come se ancora ci fosse la pandemia. Primari che mancano, personale carente, concorsi non fatti, infermieri stressati per il carico di lavoro».
 

Allora l'Università può essere utile per risolvere i nodi della sanità, com'è nello spirito della Convenzione?
«L'integrazione è importante, ma non è giusto che il controllo sia affidato al rettore. La Regione così perde il suo ruolo politico, tanto nelle decisioni quanto nelle responsabilità. Questa convenzione va contro l'autonomia di Terni che non può essere una succursale di Perugia».
 

Anche secondo lei dunque c'è un problema di riequilibrio?
«È ovvio. Quando sono venuto qui 31 anni fa pensavo fosse solo un campanilismo. Ho vissuto personalmente con l'Università questo tema. A Terni non siamo stati capaci di sviluppare un Polo autonomo».
 

Eppure di risorse ne sono state spese molte, cosa non ha funzionato?
«La presenza dei professori a Terni. Io per anni sono stato l'unico professore residente, gli altri tutti pendolari. E non siamo stati capaci di fare un Dipartimento. Abbiamo perso anche il Polo che aveva una sua autonomia».
 

Ma la responsabilità è di chi ha governato quei processi
«Infatti, Terni deve alzare la voce nei tavoli dove si discute il futuro della città».
 

Cosa ne pensa della scelta del campus a Pentima?
«Per la parte dei laboratori è la parte più adatta. Parliamo di apparecchiature uniche in Italia che consentono di fare ricerche di qualità che non possono essere spostate con facilità, anzi. Pentima era diventato un punto di riferimento dove università, ricerca a imprese trovavano una sintesi. In particolare con l'acciaieria, anche se nel tempo il rapporto è sfumato».
 

Come riallacciare questo legame virtuoso per Terni?
«Deve essere l'Università ad alti livelli a chiedere un incontro con il cavalier Arvedi, ora che abbiamo anche una cattedra di Metallurgia, una vera eccellenza del territorio. Ma se non lo farà l'Università lo faro io da sindaco».
 

Che Terni vede nei prossimi 10 anni?
«Europea, industriale e sostenibile. Ma le multinazionali che arrivano devono rispettare le regole. Abbiamo la possibilità di uno sviluppo sostenibile, utilizzando nuove tecnologie basate proprio su sistemi nanotecnologici per contenere le sostanze inquinanti. Lo sviluppo industriale è fondamentale per creare lavoro, a cominciare dal rapporto con l'acciaieria di Terni».

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