Ama, spunta un audio contro il dg del Comune. Maggioranza spaccata

Ama, spunta un audio contro il dg del Comune. Maggioranza spaccata
di Valentina Errante e Stefania Piras
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Venerdì 22 Febbraio 2019, 08:47 - Ultimo aggiornamento: 09:54

Ieri il voto, temutissimo, è arrivato in aula. La mozione di censura al direttore generale Franco Giampaoletti è arrivata in aula e non ha trovato la maggioranza compatta a schivarla. Solo 18 consiglieri su 28 l'hanno respinta. Valentina Vivarelli, Angelo Sturni e Andrea Coia sono usciti al momento del voto. Gli umori su Franco Giampaoletti sono piuttosto altalenanti. Il diggì è finito tra gli indagati per tentata concussione per le presunte pressioni sui vertici Ama e su alcuni dipendenti del Campidoglio, finalizzate a portare il bilancio della municipalizzata in rosso. E ora emergono nuovi dettagli. Agli atti dell'inchiesta, della Guardia di Finanza, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dai pm Luigia Spinelli e Claudia Terracina, è stato acquisito un file audio. Nella registrazione, depositata da uno dei testimoni, sarebbe proprio Giampaoletti a dire che la «posta» non doveva iscritta in bilancio. La vicenda riguarda l'esercizio 2017, un documento ancora da approvare. Al centro dello scontro, che ha portato il Comune ad azzerare i vertici dell'azienda, l'assessore Pinuccia Montanari alle dimissioni e a una serie di accuse incrociate finite sulla scrivania dei pm e ora al vaglio della Finanza, c'è il credito di diciotto milioni di euro, vantato da Ama nei confronti del Comune. Un debito che l'amministrazione disconosce, pretendendo, attraverso i suoi burocrati, come confermerebbe l'audio, un adeguamento dei conti da parte dei vertici Ama. Un passaggio centrale, visto che proprio quella voce di bilancio fa la differenza per la municipalizzata che rischia il default. Ma se le pressioni del dg sarebbero confermate, la difficoltà, per chi indaga, è chiarire quale fosse l'obiettivo e se ci fossero interessi specifici. Circostanze difficili da definire che potrebbero anche portare a una diversa configurazione dei reati. Le indagini, però, non dovrebbero durare a lungo.

Il direttore generale si è fatto un'idea precisa dell'azienda. Pensa che l'Ama non va e ha attribuito al manager Lorenzo Bagnacani un «atteggiamento ostruzionistico». Quando Giampaoletti stila le quattro pagine della sua relazione che sarà il pilastro su cui poggia la memoria di giunta che licenzia Bagnacani fotografa una situazione dell'azienda impietosa. Si parla di raccolta differenziata al palo, di mancato rispetto del contratto di servizio, di drastica riduzione della percentuale di disponibilità dei mezzi, di stagnazione dell'elevato tasso di assenteismo e del 40% dei reclami in più rispetto all'anno precedente. Non solo.

PROFILI PENALI
La relazione sottende profili penali. «Sono comportamenti per cui stiamo valutando di sporgere denuncia», confida Giampaoletti che nella sua relazione parla di «violazione di obblighi di legge e statutari», di «inefficienza e inadeguatezza dei sistemi di controllo interni», di «mancanza di presidi procedurali per la prevenzione dei reati», di «utilizzo di consistenti risorse aziendali per le consulenze esterne su cui si avvieranno opportune verifiche», di «violazione degli obblighi di informazione». Ormai è guerra di querele, un tutti contro tutti, una corsa dall'avvocato per protocollare la propria versione dei fatti. Come la direttrice del settore Rifiuti Laura D'Aprile che il 19 febbraio ha denunciato la direttrice del settore Tutela ambientale Rosalba Matassa per diffamazione.

 

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