Il sottosegretario Rughetti: «Giù le spese per tagliare l'Irpef»

Il sottosegretario Rughetti: «Giù le spese per tagliare l'Irpef»
di Andrea Bassi
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Sabato 20 Febbraio 2016, 09:43 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 17:48

Sottosegretario Angelo Rughetti, il tema del debito pregresso di Roma è tornato alla ribalta. Il neo commissario straordinario Silvia Scozzese, ha inviato una lettera ai suoi predecessori, e per conoscenza al Tesoro, per chiedere documenti e chiarimenti, rilevando che ci sono ancora 13,6 miliardi di euro da pagare. Ci sono cifre che non tornano nel vecchio passivo della Capitale?
«La cosa che dal mio punto di vista preoccupa, è che manca la conoscenza amministrativa di questi fenomeni, di come si sono generati alcuni fatti che hanno creato il debito. Parlo della questione degli espropri, che risalgono anche a decenni addietro, a fatture per debiti commerciali a volte conteggiate due o tre volte. Credo che una due diligence sia necessaria».
 
Qualcuno, come l'ex assessore al bilancio del Comune di Roma e deputato del Pd Marco Causi, propone di riportare la gestione del debito all'interno del Campidoglio. È un'ipotesi che condivide?
«Dal punto di vista legislativo si può fare. Da un punto di vista sostanziale ripeto quello che ho detto: conta poco che il soggetto liquidatore sia interno o esterno al Comune, il passaggio rilevante è che ogni vecchio debito che viene rimborsato sia un debito correttamente individuato».

Senta, la scalata del vecchio debito, inizialmente quantificato in 22,4 miliardi, grava in parte, per 300 milioni, su tutti i cittadini italiani e in parte, per 200 milioni, sui cittadini romani che pagano un'addizionale Irpef aggiuntiva dello 0,4%. Davvero i contribuenti della capitale devono rassegnarsi a pagare tasse così alte per i prossimi trenta anni, quelli necessari a rimborsare il passivo arretrato?
«Usare la leva fiscale attraverso l'aumento dell'Irpef è una scelta. Ci sono altre strade».

Quali sono le vie alternative?
«Spendere di meno. Se spendi di meno puoi ridurre l'addizionale Irpef di competenza del Comune, che oggi è dello 0,5%. Oppure puoi lasciarla invariata e usare i maggiori fondi che hai in cassa per accelerare il rimborso del debito».

Più facile a dirsi che a farsi. La spending review in Italia, ha ricordato la Corte dei Conti, è stata un fallimento. Roma non sembra un'eccezione...
«Vede, quando la Ragioneria generale dello Stato ha esaminato il bilancio di Roma ha fatto 167 rilievi. Lo sa quanti ne ha fatti per quegli stessi anni la Corte dei Conti?».

Non ne ho idea...
«Glielo dico io: nessuno. Ma non è questo il punto».

Qual è allora?
«Oggi è necessario partire dalla ristrutturazione della spesa, invertire la rotta. Già sappiamo quali sono i settori su cui intervenire, sono indicati nel piano di rientro e nelle cronache: gli affitti, l'illuminazione pubblica, l'informatica, i contratti di servizio con le municipalizzate. Quel piano fu scritto dall'ex sindaco Ignazio Marino insieme al governo, ma poi non ha avuto seguito. Nemmeno una delle partecipate individuate per la dismissione è stata venduta. Eppure genererebbero entrate che potrebbero permettere di abbattere il debito e liberare risorse per fare nuovi investimenti o per ridurre la pressione fiscale».

Uno dei problemi di Roma sono proprio gli investimenti. Molta spesa corrente, mentre opere quasi pari a zero...
«Non tutto il debito è uguale.

C'è una differenza abissale tra la gestione di Rutelli e Veltroni e quella del centrodestra. I debiti prima del 2008 sono tutti mutui, investimenti con i quali è stata ristrutturata la città, dal raccordo alle metropolitane fino all'auditorium. La giunta di centro destra, alla quale era stato azzerato il debito, poteva inaugurare una nuova stagione di investimenti. Invece ha fatto spesa corrente, creando un deficit di 600 milioni nei conti del Comune».

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