Statali, Rughetti: «Pronti ad aumentare le risorse ma i sindacati non facciano un’asta»

Statali, Rughetti: «Pronti ad aumentare le risorse ma i sindacati non facciano un’asta»
di Andrea Bassi
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Giovedì 18 Agosto 2016, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 08:23
Sottosegretario Angelo Rughetti, i sindacati dicono che servono 7 miliardi sul triennio per il rinnovo dei contratti, altrimenti è inutile anche mettersi a parlare. È una posizione sostenibile?
«Il governo ha riaperto la contrattazione e lo ha fatto dicendo che le risorse da mettere a disposizione saranno aumentate. La cifra sarà il risultato di una valutazione complessiva che riguarda la politica economica e sociale del Paese. Ma ai sindacati vorrei dire una cosa».

La dica.
«Non trasformiamo l’apertura del governo in un’asta, altrimenti si perde di vista l’obiettivo che è quello di far aumentare le retribuzioni per pagare servizi migliori. Così si cade in un meccanismo sterile che non porta da nessuna parte».

Gli ultimi dati sul Pil non sono stati esaltanti. Con questo quadro di finanza pubblica di quanto potrà essere ragionevolmente aumentato lo stanziamento attuale di 300 milioni?
«Vedremo con la prossima manovra, bisogna attendere prima l’aggiornamento delle stime macroeconomiche e capire gli spazi di flessibilità. Detto questo il Pil risente del quadro di incertezza internazionale che l’Italia paga di più rispetto agli altri Paesi perché in passato non sono state fatte scelte e riforme strutturali. La politica ha preferito rimandare oggi non c’è più tempo e per questo le riforme vanno completate per sostenere il cambiamento e rendere competitivo il nostro sistema. Faccio notare che mentre qualcuno sale sui tetti noi questo parlamento ha approvato innovazioni importantissime come il Foia o la nuova amministrazione digitale».
 
A proposito di riforme. Più d’uno sostiene che l’apertura agli statali è una mossa per portare voti alla causa del referendum.
«Il referendum sulla riforma costituzionale è il termometro che misura la maturità della nostra politica. La riforma è un cambio di direzione di marcia che aiuta il Paese a recuperare un po’ del tempo perduto. Sono anni che discutiamo di Senato delle autonomie e abolizione delle province o di come anticipare il giudizio di legittimità sulle leggi. Oggi siamo ad un passo dal traguardo e se ci fermassimo daremmo ragione a chi sostiene che il nostro Paese non è in grado di rinnovarsi. Ricordo a tutti che oggi abbiamo un credito nelle sedi europee dato sulla capacità di approvare riforme strutturali che ci ha consentito di poter contare su spazi finanziari con cui abbiamo fatto investimenti, sbloccato opere pubbliche, rifatto migliaia di scuole, ecc. Non vorrei che diventasse la nostra Brexit».

Senta, la delega per riformare la dirigenza dovrà essere approvata entro la prossima settimana, altrimenti scadrà. Siete pronti?
«Ci stiamo lavorando in questi giorni per essere pronti per il consiglio dei ministri del 25 agosto. Avevamo preso l’impegno di non far scadere nessuna delle deleghe che il Parlamento ci ha affidato e lo rispetteremo». 

La riforma è osteggiata da una parte degli stessi dirigenti pubblici, soprattutto dai livelli apicali. Su due questioni, la rotazione degli incarichi e l’abolizione della prima fascia con un ruolo unico. Terrete il punto o sono possibili aggiustamenti?
«Non è una riforma contro qualcuno ma una riforma per i cittadini. I dirigenti sono il perno dell’organizzazione hanno poteri e responsabilità. Da loro dipende una buona parte della qualità dei servizi. La delega ci invita a fare delle scelte per rendere più efficiente il sistema». 

È un fatto che nella Pubblica amministrazione esistono posizioni delicate, come può essere quella del direttore del debito pubblico, per citarne una. Anche per questi posti sarà obbligatoria la rotazione?
«Quando tu hai persone che sono da tanto tempo legate ad un incarico, nonostante diventino molto preparate nello specifico, succede che poi siano costrette a difendere tutte le loro scelte. L’innovazione sta anche nel mettere in discussione quello che è stato fatto precedentemente. È per questo che la rotazione ha un vantaggio in se. Detto questo va trovato un giusto equilibrio per garantire imparzialità e buon andamento dell’amministrazione».
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