Aumenti a polizia e militari, Rughetti: «La sicurezza è la priorità, più soldi a chi è in strada»

Aumenti a polizia e militari, Rughetti: «La sicurezza è la priorità, più soldi a chi è in strada»
di Luca Cifoni
4 Minuti di Lettura
Venerdì 11 Agosto 2017, 08:20
Intesa con i sindacati di polizia Forze armate e vigili del fuoco entro l'anno, in modo che gli aumenti arrivino in busta paga «a gennaio o al più tardi a febbraio». Prende questo impegno Angelo Rughetti, sottosegretario alla Pubblica amministrazione che da poco ha la delega per la trattativa nel comparto sicurezza.

Tutto il mondo del lavoro pubblico attende con ansia i rinnovi contrattuali. C'è un impegno più specifico per il settore sicurezza?
«Sulla sicurezza abbiamo fatto un investimento importante, con diverse misure: gli 80 euro riservati al settore, il riordino delle carriere, la riapertura della negoziazione. La somma finale andrà oltre i 200 euro al mese. Non è possibile pensare di recuperare gli anni di blocco perché i vincoli di finanza pubblica non ce lo permettono, però c'è uno sforzo verso queste persone che vuol dire Ci teniamo a voi. Ma le misure si inseriscono in un quadro più grande. Quindi tuteliamo le specificità del comparto ma la linea è quella definita per tutti attraverso l'intesa dello scorso 30 novembre con i sindacati. L'attenzione alla sicurezza poi ha una valenza non solo verso gli operatori. Vogliamo rafforzare i servizi di cui la gente sente più necessità. C'è insicurezza e le persone vogliono sentirsi rassicurate. La presenza delle forze dell'ordine in strada invece che negli uffici dà un senso di protezione e quindi ha una valenza maggiore. In accordo con i sindacati nella fase di contrattazione decentrata daremo un segnale di questo tipo».

Ma quando pensate di chiudere? Mancano ancora le risorse aggiuntive che dovrebbero arrivare con la legge di Bilancio.
«Ci aspettiamo di chiudere l'intesa entro dicembre, spero anche prima, in contemporanea con l'approvazione della legge di Bilancio. In questo modo l'accordo potrà andare alla registrazione, poi ci sarà l'emanazione del Dpr e gli aumenti arriveranno con la retribuzione di gennaio o al massimo di febbraio. Sulle risorse c'è stato l'impegno del governo Renzi prima e Gentiloni poi. Saranno stanziati gli ulteriori fondi necessari a garantire l'aumento di 85 euro a tutti. I conti li fa la Ragioneria ma parliamo di una cifra tra 1,5 e 1,7 miliardi».

In questi giorni di caldo e di incendi i Vigili del Fuoco hanno lamentato il loro livello retributivo più basso rispetto alle Forze dell'ordine...
«Intanto vorrei dire loro grazie per il lavoro che stanno facendo. I rappresentanti dei Vigili del Fuoco esprimono una situazione oggettiva. C'è una norma di principio che impegna il governo a riequilibrare il loro trattamento. Abbiamo iniziato a farlo con il provvedimento sul riordino delle carriere, che li premia in misura maggiore, e intendiamo andare avanti».

Per tutti i dipendenti pubblici, non solo quelli della sicurezza, c'è il problema di evitare che gli aumenti vadano a ridurre il bonus 80 euro. Come pensate di fare?
«Abbiamo preso l'impegno a evitare che questo accada. Il risultato sarà raggiunto attraverso il contratto, come indicato chiaramente nella direttiva all'Aran. Verrà applicato il criterio della piramide rovesciata per cui ad esempio chi guadagna 25 mila euro ne prenderà 150 di aumento e chi ne guadagna 40 mila ne avrà invece 50. È una cosa tecnicamente più che fattibile».

Lo stesso nodo si porrà anche per i rinnovi contrattuali dei dipendenti privati. I pubblici avranno un trattamento diverso?
«No. Distinguere tra lavoratori privati e pubblici su questo aspetto vorrebbe dire dare un segnale sbagliato. Ma anche per le altre categorie la soluzione del problema si può trovare nei contratti».

I rinnovi sono molto attesi dagli interessati, ma intanto c'è una riforma della Pa che sostanzialmente deve ancora partire.
«Insieme ai rinnovi contrattuali ci sono altre misure, come la stabilizzazione dei precari, la riduzione delle società partecipate o delle Camere di Commercio. La pubblica amministrazione deve garantire a tutti l'esigibilità dei propri diritti, come dice il presidente Mattarella. È diverso se una struttura dello Stato paga i fornitori in 60 giorni o in 4 mesi: la seconda azienda subisce una concorrenza sleale. Oppure se si permette di aprire un'attività in 30 giorni con il silenzio assenso invece che in un anno. Lavoriamo su questi obiettivi per tutti i cittadini. Ma il capitale umano è un elemento necessario e i rinnovi contrattuali sono la benzina per far girare questa macchina. Come anche le assunzioni. Però non è più come in passato, cerchiamo di individuare le priorità. I nuovi 2.739 ingressi nel personale della sicurezza vanno in questa direzione: è stato deciso che i 130 milioni disponibili dovevano andare dove serviva di più, anche se per qualche ministro è stato un sacrificio rinunciare ad assunzioni nel proprio settore. Negli anni 60 e 70 il lavoro pubblico era uno strumento di politica economica, un ammortizzatore sociale, o nei casi peggiori una fonte di clientelismo. Queste cose non si possono fare più, quel mondo è finito».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA