RIETI - «Mio padre ha sempre fatto il calzolaio, mamma invece faceva la bustaia», cioè la cucitrice specializzata nel confezionare busti e corsetterie con cui sostenere la colonna vertebrale. A parlare è Simone Scasciafratte: suo padre Francesco sposò Anna Maria D’Angeli, che dal 1976 affiancò in negozio il marito, ebbero altri due figli, Natale ed Emanuele, ma dei fratelli è lui quello che manda avanti l’antica tradizione di famiglia.
La scelta. Francesco iniziò l’apprendistato nel 1946, a 16 anni, nella bottega di Novanzio Presti, detto Ovanio, prima di inaugurare la propria attività nel 1957, in via Terenzio Varrone, per poi spostarsi più avanti, dal 1969, nello storico negozio in piazza Oberdan, all’angolo di Palazzo Ricci, dove rimase fino al 2005, e infine trasferirsi nella sede attuale in via Flavio Vespasiano, quando è alla soglia dei 70 anni di attività. «Mio padre - spiega Simone - ebbe una buona intuizione: non competere con le principali famiglie di commercianti reatini, come per esempio Cicchetti o Manzara, preferendo privilegiare la propria esperienza nel riparare scarpe e ogni genere di pelletterie».
Buffetteria. Oltre all’attività artigianale, alla coltelleria, alla vendita di ombrelli e materiale da trekking e da campeggio - durante l’intervista c’è stato un costante andirivieni di clienti con le più disparate richieste, incluso il livornese Sandro Dell’Agnello, coach del Real Sebastiani - Simone Scasciafratte ha aggiunto un’altra attività: la vendita della cosiddetta buffetteria militare, cioè oggetti di cuoio, come cinghie, borse, giberne, e poi gradi, mostrine e distintivi, che fanno parte della dotazione individuale dei corpi militari. Il termine deriva dal francese “buffleterie” che proviene da “buffle”, cioè bufalo, quindi “oggetti di pelle di bufalo”. «La scelta - osserva Simone - deriva anche da un mio interesse personale che, però, soddisfa una vasta clientela a Rieti, tra tutti i corpi che indossano divise, inclusa la Croce Rossa, senza contare che in città, dal battaglione Nbc, vero fiore all’occhiello, all’aeronautica, dai carabinieri alla polizia e così via ci sono tanti corsi di addestramento e un ricambio costante di persone per cui, tra veterani e novizi, c’è sempre chi vuole adattare una fondina per la pistola, cambiare mostrine, modificare una divisa, una mimetica, un capello, riparare scarponi. E poi c’è il softair, cioè la simulazione di azioni militari e tutto il materiale connesso». Si può dire che l’azienda può guardare con ottimismo al futuro, anche se Simone aggiunge: «Come diceva mio padre: sono le persone a fare la differenza».