Pasticceria Pierantoni, da 50 anni a Rieti è sinonimo di dolcezza
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Pasticceria Pierantoni, da 50 anni a Rieti è sinonimo di dolcezza La fotogallery
di Luigi Ricci
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Sabato 12 Novembre 2022, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 01:33

RIETI - Pochi ricordano che fino agli inizi degli anni ‘70, quando il caffè Quattro Stagioni era gestito dalla famiglia Amici ed era senza dubbio il miglior locale di Rieti, alla destra del bancone, prima che fosse eretto un muro per realizzare la tutt’ora esistente gioielleria, c’era un’altra stanza, adibita a gelateria, alla quale si poteva accedere anche da via Cintia. I gelati, come pure la pasticceria, erano di altissima qualità e dietro la loro preparazione c’era l’esperta mano di Antonio Pierantoni

Dal padre. Antonio era un maestro pasticcere che aveva maturato una notevole esperienza presso le rinomate pasticcerie Pazzaglia ed Evangelisti a Terni, dove spesso i reatini si recavano, malgrado la pessima strada, per degustarne i delicati prodotti.

Fu quindi molto abile la famiglia Amici ad assicurarsene i servigi. Antonio decise poi di andare con le proprie gambe, insegnando tra l’altro i segreti del mestiere a tanti altri giovani pasticceri locali. Il passo successivo, lasciate le Quattro Stagioni, fu quello di mettersi in proprio, nel 1972, inaugurando la propria pasticceria nel quartiere di Fiume de’ Nobili al numero 29 di viale Matteucci, dov’è tutt’oggi, quando era poco più di una strada sterrata e il ponte Giovanni XXIII era ancora ben lontano dall’essere concepito. 

 

Al figlio. Nel frattempo era nato da poco Fabio. Il padre però aveva progetti diversi su di lui: non avrebbe voluto che facesse il pasticcere: «mestiere troppo pesante», diceva il genitore. Suo figlio prova a ubbidirgli e frequenta la scuola fino all’età di 15 anni, poi l’enorme ammirazione per il padre prende il sopravvento e così decide di affiancarlo nel laboratorio, partendo dalla gavetta, «pulendo le teglie come tutti gli altri», ricorda con affetto Fabio. «Fu un tirocinio importante per imparare ogni aspetto del lavoro». Antonio era severo ed esigente: raramente il padre diceva “bravo” al figlio quando lo meritava perché voleva sempre il meglio, fino al 1996 quando è venuto a mancare. 

Le ricette. Dalle ricette di Antonio, gelosamente conservate in un quadernino, Fabio ha rigorosamente portato avanti la tradizione familiare, dagli ingredienti freschi, di prima qualità, naturali, senza conservanti o preparati, tutto fatto artigianalmente, arricchendola con proprie creazioni, dalle sacher ai panettoni, dai panpepati ai cannoli di cui prepara anche le “bucce”. Per non parlare del pancarré, che rivela la particolare passione di Antonio per il “salato”, incluso il pancarrè fatto da solo: «C’è gente che lo compra ogni giorno», ricorda. E poi vol-au-vent, tartine, aspic, rustici, cornetti salati, quiche lorraine, numerose rivisitazioni rispetto alla ricetta originale, di pan brioche e tramezzini per i quali prepara anche la maionese.

I collaboratori. In laboratorio collaborano Elena, Daniela, Leonardo, l’aiuto pasticcere, e lo “storico” Giuliano, con Fabio dal 1986: tutti insieme compongono una grande squadra a cui, se ci fosse ancora, Antonio non potrebbe dire altro che “Bravi!”. Fabio incluso: «Quando finisco il mio lavoro intorno alle 16 sono stanco ma soddisfatto e penso già al giorno dopo». Esigente come il padre.

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