Le Antiche Fonti Cottorella e le illuminate visioni imprenditoriali della famiglia Pitorri

Le Antiche Fonti Cottorella e le illuminate visioni imprenditoriali della famiglia Pitorri
di Luigi Ricci
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Sabato 29 Ottobre 2022, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 21:54

RIETI - Quello tra Rieti e acqua è un binomio inscindibile e le Antiche Fonti di Cottorella rendono ancor più stretto questo legame “idrico” che scaturisce a poco più di un chilometro da Porta Romana, dove si convogliano le acque provenienti dalle falde del Monte Belvedere. Celebrate sin dal tempo dei Romani, frequentate dagli imperatori Vespasiano e Tito; decantate nel Medioevo da Papa Gregorio IX, Pompeo Colonna e dal Bramante; lodate da biologi, batteriologi e chimici che l’hanno analizzata e catalogata per le proprietà organolettiche e curative già nel 1911, nel 1926 il ministero dell’Interno autorizzò l’imbottigliamento dell’acqua di Fonte Cottorella, definita “digestiva, sovranamente antiurica, di rara purezza”.

La tradizione. Cottorella è nel Dna e nel costume dei reatini. Tra ‘800 e ‘900 la nobiltà reatina frequentava le terme dove si tenevano ricevimenti, concerti e conviviali. Durante la II^ guerra mondiale furono rifugio dai bombardamenti, che contribuirono ad azzerare ogni ceto sociale, e dopo le ostilità la piattaforma del parco diventò per reatini e villeggianti una pista da ballo: «Ma ci si pattinava e vi si giocava perfino a tennis», ricorda qualche decano che, come tanti coetanei andavano alle fonti, non solo per attingere alla fontana o comprare l’acqua, ma anche per socializzare, arrivandoci a piedi, con la “Sama” che partiva da piazza Cesare Battisti e addirittura con la carrozzella guidata da Crispino, ex cavalleggero, per decenni proprietario di una cappelleria in via Pescheria. 

Sfruttamento e beneficenza. Negli anni ‘60 un comitato cittadino avviò una sottoscrizione popolare per costituire una Spa per imbottigliare e commercializzare l’acqua. Nel 1984 fu posta la prima pietra dello stabilimento che iniziò la produzione nel 1986, quando Giuseppe Pitorri stava per diventarne azionista di maggioranza. Sua figlia Matilde Eloisa sarebbe nata nel 1997, ma già prima di diventare maggiorenne iniziò a frequentare lo stabilimento e a collaborare col padre.

Nel frattempo si laurea in scienze della comunicazione e dal 2020 è a capo di un’azienda al cento per cento italiana divenendo una delle pochissime manager donna nel mondo del “beverage”.

A lei il merito di aver promosso il marchio sui social, avviando il rebranding del logo e dell’etichetta, aver stretto relazioni col mondo dello sport e dell’enogastronomia, pianificando progetti innovativi che puntano sul green, su una linea di produzione che utilizzi il vetro all’insegna dell’efficientamento energetico, fotovoltaico, utilizzando materiali di riciclo. Nel mezzo la partecipazione al quiz televisivo “l’Eredità” dove ha vinto 200mila euro, devoluti a favore di “Save the Children”. 

La visione. «Distribuiamo l’acqua nel centro Italia e in una rete di ospedali del Lazio, oltre 13 milioni di pezzi – spiega Matilde – Inoltre abbiamo aperto due nuovi canali: quello dei distributori automatici e della ristorazione collettiva. Le bottiglie hanno il 30% di plastica riciclata ma puntiamo a raggiungere il 50%. Stiamo investendo in linee di produzione in vetro, che avrebbe un impatto ambientale maggiore rispetto alla plastica, però questo permette di entrare nel settore della ristorazione. Al tempo stesso il nostro sogno è quello di portare l’azienda nel 2030 ad avere impatto ambientale zero. Tra i progetti – conclude – c’è quello di riavvicinare alla città il parco delle terme, di nostra competenza e di grande valore, poiché il legame si è indebolito negli ultimi anni. Lo stabilimento è attraversato dalla via francigena e dalla via Francesco e il parco contiene due strutture. Sono aspetti da valorizzare». Nulla però sembra precluso alla giovane e bella Matilde, manager rampante in un ambiente, quello del “beverage”, a forte connotazione maschile, ma del quale non ha alcun timore.

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