Resilienza, la storia di Giacomo Loreti l'ultimo calzolaio del centro storico di Foligno

Resilienza, la storia di Giacomo Loreti l'ultimo calzolaio del centro storico di Foligno
di Giovanni Camirri
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Domenica 21 Marzo 2021, 13:47

FOLIGNO - Se resilienza vuol dire avere la capacità di far fronte in maniera positiva ad eventi traumatici e di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà la storia di Giacomo Loreti è la sintesi migliore. Da 70 anni calzolaio nella stessa bottega di via Gramsci, nel cuore del centro storico di Foligno, ed oggi che di anni ne ha 87 e continua a portare avanti il suo lavoro con la passione degli inizi è diventato un esempio vivente di resilienza. Un esempio dato anche dal fatto che è l’ultimo calzolaio in attività in centro a Foligno. A raccontare a Il Messaggero la passione di una vita è lo stesso Loreti.

Settanta anni di passione divenuta lavoro, si può dire che lei ha davvero fatto le scarpe a tutti i folignati?

«Nel senso tecnico del concetto si. Qui da me sono passati praticamente tutti. Dopo qualche mese di formazione alla Casa del Ragazzo, ho iniziato subito a lavorare affiancando un altro calzolaio del quale poco dopo ho rilevato l’attività e da allora sono trascorsi 70 anni».

Lei è un pezzo di storia della città e fa un lavoro sempre più raro, ad un giovane cosa consiglierebbe?

«Di sicuro di intraprendere questa attività. Il lavoro manuale, in un tempo che cambia velocemente, può dare grandi soddisfazioni e diventa un elemento importante per il futuro».

Si spieghi meglio

«Siamo nell’era in cui tutto dura poco per tanti fattori. Ma un lavoro come il mio aiuta a ridurre gli sprechi. Basti pensare che oggi quando un paio di scarpe si rompe non si valuta la riparabilità, ma si getta e se ne acquista un altro senza ragionare sulla possibilità di recupero di un bene che è ancora buono».

C’è un segreto che le andrebbe di raccontare per spiegare 70 anni di passione per il lavoro?

«Beh, più che un segreto, un dato di fatto.

Parto dal concetto del culto del cuoio, perché questo materiale si ripara e permette di dare nuova vita alle scarpe cosa che non sempre i nuovi prodotti permettono. Poi serve onestà che diventa il viatico nella vita e nel lavoro e anche nella parte economica. Nel passaggio Lira-Euro, ad esempio, non ho strapazzato il portafogli di nessuno proprio per correttezza verso i clienti».

Con la pandemia come sta andando?

«I primi due mesi sono stati davvero difficili. È stata per tutti una esperienza mai vissuta che ha costretto e costringe a cambiare abitudini, a modificare ogni aspetto del quotidiano. Nel rispetto delle norme ho mantenuto la bottega aperta sia per portare avanti il lavoro, anche quando c’è stato un calo fisiologico di clienti, ma anche per un senso di presenza civile e cittadina che dura da 70 anni»

Quando deciderà di smettere cosa accadrà?

«Semplice: non ci sarà più un calzolaio in centro storico. Sembra quasi assurdo ma è davvero difficile trovare qualcuno cui insegnare il lavoro per portare avanti questa bottega che è il cuore di una passione e di un lavoro. Io sono qui e ci resto finché sarà possibile».

Davvero un bellissimo esempio di resilienza quello testimoniato da Giacomo Loreti che a 87 anni ha la stessa passione per il lavoro di 70 anni fa quando ha iniziato l’attività di calzolaio. La passione di allora è la stessa di oggi e come dice lo stesso Loreti: “io sono qui”

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