Rieti, area verde pubblica ceduta a un privato: sale l’indignazione

Giardino dell'Esedra
di Emanuele Laurenzi
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Sabato 5 Settembre 2020, 04:25

RIETI - «Basta fare un giro a Rieti per vedere che, a poco a poco, la destra sta svendendo, cedendo o svilendo patrimoni e asset strategici». Il caso del giardino dell’Esedra di Porta Romana scuote la minoranza, col consigliere Mauro Rossi che va giù durissimo contro la maggioranza. Una riflessione affidata al suo profilo facebook, arrivata in una giornata in cui sui social il dibattito sul tema era letteralmente esploso. Intanto, continua a muoversi il capogruppo del Pd, Alessandro Mezzetti che, dopo essersi espresso pubblicamente, ha spiegato: «Sto predisponendo una richiesta di accesso agli atti. Voglio vedere cosa c’era scritto nella richiesta inoltrata al Comune dal privato che ha avuto l’area».

Quali regole? 
Tutto ruota proprio intorno a questo tema: in base a quale legge uno spazio pubblico, per di più parte di un monumento tutelato, è diventato area di vendita di un negozio privato? Gli atti già visionati parlano chiaro: con la determina 1123 del 26 giugno è stata concesso «affidamento provvisorio della sponsorizzazione dell’area verde comunale denominata Esedra». Quella formula prevede che si possa mettere solo una pubblicità del proprio negozio, in cambio di pulizia e cura dell’area che deve restare totalmente fruibile per la collettività. Su questo punta il dito Rossi che, nel suo post su facebook, non risparmia critiche: «Succede che un giardino all’interno dell’esedra di Porta Romana, finisca per accogliere buste di sementi e che un luogo venga tolto alla cittadinanza non si sa bene per quale motivo e per quale norma. E’ vero che ormai ne abbiamo viste di cotte e di crude, ma la tutela del patrimonio pubblico dovrebbe essere uno dei cardini di un’amministrazione di un comune che dovrebbe essere votato al turismo e al benessere dei propri cittadini. Se pensate che solo nei locali del noto colosso americano dei fast food succedano cose impensabili è perché non avete letto le delibere della nostra giunta, degne degli atti del teatro dell’assurdo».

Fare chiarezza 
Tornando alle regole, non è vietato fare business in uno spazio pubblico, ma in quel caso si deve chiedere una concessione al Comune, formula che prevede il pagamento di un canone. E qui si torna alla legittima domanda di Alessandro Mezzetti: qual è la richiesta avanzata dal privato? Dubbi ci sarebbero anche sui tempi della richiesta: dal Comune in via ufficiosa avevano fatto sapere che una prima istanza fu fatta oltre due anni fa e poi ce n’è stata una seconda approvata. Va chiarito se, in questo caso, siano stati rispettati i tempi legali e, in tal senso, la richiesta di Mezzetti, servirebbe a far luce anche su questo. Sui social, infine, non sono mancati i difensori dei titolari dell’attività. Molti hanno notato che, da anni, quel giardino era nell’abbandono, ricettacolo di rifiuti e sporcizia, mentre ora è stato ripristinato il decoro. 
Tutto vero, ma vanno ricordati un paio di principi fondamentali. La cura del verde pubblico deve essere fatta dall’amministrazione. E poi, se passasse la logica per cui basta pulire un’area degradata per appropriarsene, nel giro di pochi mesi sparirebbero parchi e giardini pubblici, diventando di proprietà di qualunque commerciante volesse ampliare la sua attività o aprirne una nuova.

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