Le lacrime di Ascenzi e Rossi, il sudore dei Facchini, la folla: una festa d'addio in Gloria

A San Sisto l'abbraccio del capofacchino al figlio Andrea, ciuffo per la prima volta. Oggi verrà svelata la nuova Macchina

Le lacrime di Ascenzi e Rossi, il sudore dei Facchini, la folla: una festa d'addio in Gloria
di Massimo Chiaravalli
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Lunedì 4 Settembre 2023, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 7 Settembre, 18:40

Il saluto alla Macchina, le lacrime di Raffaele Ascenzi, anche quelle di Sandro Rossi e il sudore dei Facchini. È finita come doveva finire: in Gloria. Con la città in festa, un Trasporto senza sbavature e l’ultimo volo di una struttura amatissima che per ora è un addio, ma si spera possa trasformarsi presto in un arrivederci attraverso il sempre invocato – e mai realizzato – museo delle Macchine.

Santa Rosa, stavolta sono stati davvero tutti de ’n sentimento. I dissapori sulla sicurezza dello scorso anno? Un flebile ricordo su cui scherza lo stesso capofacchino di fronte al prefetto Antonio Cananà all’Unione. È lì che prende il via il successo di questo 3 settembre, che oggi cede il passo alla vera ricorrenza di Santa Rosa e allo sguardo sul futuro. Alle 16,30 nella sala del consiglio verrà svelato infatti il vincitore del concorso di idee per il Campanile che cammina post Gloria. O meglio: il primo in graduatoria dei 17 progetti, perché poi ci sono da attendere i tempi tecnici per eventuali ricorsi.

Il Trasporto, si diceva. A San Sisto i saluti della sindaca Chiara Frontini: «Questo non è un Trasporto come tutti gli altri.

Per la prima volta sulle spalle dei Facchini ci sono i nomi di tantissimi viterbesi che non ci sono più. A casa non portate solo Rosa, ma le storie di famiglie». Poi la parola al vescovo Orazio Francesco Piazza, al suo primo 3 settembre: «Portate anche oltre 50mila preghiere, che sono state deposte nell’urna, di tante persone fragili». Ci siamo, il costruttore Vincenzo Fiorillo consegna “le chiavi” della Macchina e infine, ma è solo l’inizio della storia, la carica di Rossi ai suoi ragazzi, con un abbraccio speciale e la commozione insieme al figlio Andrea, che per la prima volta indossa il ciuffo in prima fila. «Mi sono commosso, è in prima fila dove stavo io - dirà poi - gli ho dato un incoraggiamento particolare, era come tutti un po’ timoroso. E poi: «Sete tutti de ’n sentimento? Sotto col ciuffo e fermi: sollevate e fermi!».

Qualche minuto prime delle 22 si parte. La prima galoppata verso piazza Fontana grande va liscia, all’uscita le prime sensazioni, una cartina di tornasole su come procederà il resto del percorso, sono positive: «Nessuna sbavatura, hanno faticato le prime file - spiega Mecarini - ma nessuna lamentela, è nella norma. Tutti felici, in particolare il vescovo, che non si aspettava tanta bellezza». E così sarà: da via Roma alle strettoie di Corso Italia con le teste delle spallette messe all’interno e la Macchina che accarezza i palazzi, l’uscita verso piazza Verdi e le ultime raccomandazioni prima della salita, con l’ingresso di corde e leve.

Proprio a queste si era rivolto poche ore prima il capofacchino, ricordando a tutti che «senza di loro la Macchina a Santa Rosa non ci arriva». E invece loro ci sono e Gloria ci arriva eccome. Di corsa, come al solito.
Un flashback al raduno dell’Unione. Qui effettivamente una polemica c’è stata. Anzi, una polemica contro le polemiche, quella del presidente del Sodalizio Massimo Mecarini sull’inserimento delle ragazze Facchine sotto la minimacchina del centro storico. «Sono state meravigliose, hanno dimostrato di essere pari a noi ma in certi casi ci hanno anche superato, quindi cari maschietti mettiamoci col cuore in pace, sono migliori di noi. Mi duole però nel 2023 aver letto cose insopportabili, scandalose. Non è possibile dire che arruolare bambine è rompere la tradizione, che si aggiorna coi tempi. Se no saremmo tutti ancora all’età della pietra. Grazie anche alle famiglie, hanno fatto una scelta coraggiosa».

Qui la ricomposizione con il Sodalizio viene sugellata dal prefetto Cananà: «Sotto il profilo organizzativo la Macchina è cosa molto complicata, complimenti al Comune: ha curato tutto nei dettagli e presentato tempestivamente un buon piano di sicurezza, la cosa che mi preme di più. I Facchini hanno avuto un ruolo importante, ci hanno consentito di raggiungere un risultato, l’equilibrio tra l’esigenza della sicurezza e le ragioni della tradizione». L’eventuale futura notizia arriva per bocca del consigliere regionale Daniele Sabatini, che con il presidente Francesco Rocca sta valutando di cambiare il nome dell’ospedale da Belcolle a Santa Rosa.
E l’ideatore? Ascenzi si è fatto trasportare pure lui, ma dalle emozioni. Fino alle lacrime, ricordando anche i nomi degli oltre mille viterbesi che non ci sono più inseriti sulla base della sua creatura: «C’è tutta una città dentro, non sapete quanta gioia mi ha dato».

Ritorno alla salita, l’atto finale con l’urlo di Rossi: «Santa Rosa, fuori». Gloria viene posata di fronte al monastero per l’ultima volta poco dopo la mezzanotte. Dal prossimo anno ce ne sarà un’altra. Oggi si saprà quale.

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