Padre padrone frustava la figlia di 9 anni

Tribunale
di Maria Letizia Riganelli
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Venerdì 26 Aprile 2024, 09:17

Abusò della figlia di 9 anni, condanna definitiva ed espiazione in carcere per padre padrone. Venerdì 19 aprile F. M., cinquantenne di Viterbo, è stato condannato a dieci anni di carcere dalla Corte d'Appello di Roma per maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale su minorenne, fatti accaduti nel capoluogo nel 2013. L'uomo è stato subito trasferito in carcere dagli agenti della Squadra Mobile, al momento si trova ristretto nel reparto di Medicina protetta.

Undici anni fa una bimba arrivò al pronto soccorso con segni sulle braccia e sul corpo. I medici dopo averla esaminata decisero di allertare la polizia. La bimba durante il colloquio raccontò che quei segni sul corpo glieli aveva fatti il padre con una frusta.

LA TESTIMONIANZA

«Mi frustava perché non ero stata brava», disse. Quelle poche parole fecero aprire un'indagine per maltrattamenti in famiglia. Ma dopo l'escussione dei primi testimoni venne fuori molto altro. La ragazzina raccontò di violenze fisiche e psicologiche «mi costringeva a scrivere cento volte: "devo essere più brava" e poi a volte quando sono sotto la doccia entra anche lui e mi tocca».
Il fascicolo a suo carico improvvisamente divenne molto più pesante, la Procura infatti poche settimane dopo la contestazione di maltrattamenti in famiglia lo accusò di violenza sessuale su minori, aggravata dal vincolo di parentela.
F.M. venne descritto come un padre padrone che disponeva della figlia a proprio piacimento, la picchiava e la insultava per ogni minimo capriccio. La bimba veniva frustata regolarmente, i segni sul corpo furono inequivocabili. Come inequivocabile fu l'abuso sessuale raccontato dalla piccola vittima. Le parole «mi tocca quando sono sotto la doccia», trovarono conferma durante il processo di primo grado.
Quello dipinto durante le udienze era uno scenario di terrore e disagio che la famiglia viterbese viveva quotidianamente. Il cinquantenne dopo la condanna del Tribunale di Viterbo, è stato condannato anche dalla Corte d'Appello e la sentenza è diventata definitiva e irrevocabile.
Ora dovrà scontare dieci anni in carcere. Il trasferimento dalla residente dell'uomo al reparto di medicina protetta del carcere di Mammagialla è avvenuto nei giorni scorsi.

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