Addio all'amico
Vincenzo Cerami

Vincenzo Cerami
di Italo Carmignani
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Mercoledì 17 Luglio 2013, 21:03
SPOLETO Non sappiamo quale volto mostrer alla morte,

a noi piace ricordare il suo sorriso calmo, l’espressione bonaria un po’ gigiona, la parola in partenza dalla gola, la mano sempre piena. A Vincenzo Cerami le frasi salivano dal profondo, aspre quando serviva, riflesse nella sua anima roca, pronte a consolare, istruire e raccontarci come solo la poesia possa riportare la vita. Dalle luci di Los Angeles e dell’Oscar, era arrivato a Spoleto con l’animo dei nostri emigranti, l’umiltà della valigia di cartone con dentro la migliore volontà di portare la cultura in cima a pensieri e bilanci passando per una parola con troppe “s” per i suoi gusti, assessorato. La missione riuscirà a metà, come è normale che fosse nella terra ombrosa del forse.

Di Pasolini, suo maestro, ricordava la capacità unica di raccontare la storia, quella vera, senza passare indenne dai suoi cunicoli ruvidi, sporcandosi le dita. Lui invece si considerava un cantore, ma non dell’immediatezza, veloce e lampante, bensì del sedimento e della fermezza. A quanti gli chiedevano del suo prossimo film, ricordava quanto siano difficili quelli comici e quanto semplici quelli seri, senza aggiungere altro.

A quanti volessero sapere dei suoi progetti, ricordava solo quelli non realizzati. Se non richiesto, quasi mai si articolava nei ricordi. Nella città umbra del Festival il suo rammarico per avere misurato la sua maestria solo con le mostre di palazzo Collicola risuonava sordo tra i lucidi ori dei Due Mondi, proprio lui, primo degli sceneggiatori italiani. Mai però si è lasciato fermare o intimidire dalla volontà mancata, mai ha permesso al sorriso di non prendere il sopravvento. Ci mancherà la sua risata gorgoglio d’armonia romanesca, ci mancheranno le parole rimaste nell’anima, avremo intatte quelle da rileggere. Cerami sorrideva in faccia al destino, come se la fine non dovesse arrivare mai. Quando era stanco si lasciava andare, socchiudeva gli occhi e faceva piano: sbagliano quanti smettono d’innamorarsi quando invecchiano, perché invecchiano quanti smettono d’innamorarsi. Chi ha scritto La vita è bella, non potrà morire mai. Arrivederci, amico Vincenzo.
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