Chris Smalling è sparito. Sono trascorsi due mesi e 13 giorni dall’ultima sua apparizione in campo. Si giocava Roma-Milan e giallorossi persero 2-1. Da lì in poi una condropatia al tendine rotuleo e relativa usura della cartilagine lo hanno tenuto in infermeria. Trapela dai corridoi di Trigoria che non voglia accettare alcune cure mediche, preferirebbe quelle naturali e alternative. Insomma, un tipo di cure per le quali non esiste una prova di efficacia o verifica sperimentale. È stato preso in cura inizialmente dal medico di fiducia della famiglia Friedkin, il dottor Georg Ahlbaumer che dirige la clinica Gut di St. Moritz. L’ortopedico ha stipulato con cui il club un accordo di consulenza, ma fino ad oggi non è riuscito a risolvere il problema Smalling. Allora il difensore inglese si è recato a Londra per un consulto dallo specialista Andy Williams, lo stesso che ha operato Tammy Abraham ricostruendo il legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro.
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Il chirurgo ha consigliato a Chris di proseguire l’attuale terapia conservativa e di non operarsi. Infine, di recente si è sottoposto a una risonanza magnetica alla clinica Villa Stuart. Gli è stato consigliato di fare delle infiltrazioni per accelerare la guarigione. Quest’ultima potrebbe essere la soluzione definitiva, sempre se l’inglese voglia accettarla. Non tornerà dopo la sosta di novembre, Mourinho dovrà arrangiarsi con gli unici tre centrali a disposizione (Mancini, Llorente e Ndicka), sperando che nessuno si fermi per infortunio o squalifica (Mancini è diffidato).