Mourinho esonerato, Carlo Verdone: «Sono disorientato ma giocavamo male. E Friedkin parli, almeno una volta»

Intervista all'attore e regista: "La scelta di De Rossi? Il suo è un atto d'amore"

Carlo Verdone: «Sono disorientato ma giocavamo male. E Friedkin parli, almeno una volta»
di Alvaro Moretti
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Giovedì 18 Gennaio 2024, 15:23 - Ultimo aggiornamento: 15:34

Ha provato a restare isolato: è sul set di Vita da Carlo 3, ma è all'Eur. E la notizia che Mourinho non sia più l'allenatore della sua Roma ha turbato più di un ciak.
Turbato dal ribaltone tecnico?
«Più che altro questa è una scelta che disorienta. Sono disorientato come tantissimi e non riesco bene a capire».
Verdone, che ci fosse una crisi strisciante lo avevamo tutti intuito: c'era secondo lei qualche segnale che poteva far presagire questo esito?
«Ascoltare Mourinho ripetere così tante volte che la rosa era inadeguata: non adatta ad alimentare grandi ambizioni, secondo me alla lunga ha pesato tanto».
Cioè?
«Mi spiego: se dici quelle cose in conferenza stampa certifichi, prima di tutto nello spogliatoio tra i tuoi, che il valore di certi giocatori non è quello di cui si parla quando si leggono le valutazioni. Io credo che nello spogliatoio, persino più che in società, a qualcuno queste cose siano andate di traverso. Se non li ritieni tu all'altezza uno che vale 100 poi si sente valutato 40 o 35. E poi...».
Poi?
«Se è realmente così ammetti una fragilità che si insinua nel gruppo. Poi la squadra obiettivamente non ha avuto uno straccio di gioco: penso che siano stati in questi due anni due addii dolorosissimi e subìti da Mourinho, quelli di Mkhitaryan l'anno prima e di Matic in questa stagione. Il centrocampo è il grande punto debole».
Cosa chiede ai Friedkin, dopo questo ribaltone?
«Io spero che non si siano rotti le scatole di Roma: le difficoltà con la squadra, quelle per lo stadio. Anche se sentiamo già parlare di un grande ribaltone con un grande personaggio che dovrà guidare la ripartenza a fine stagione. Una cosa però a Friedkin gliela devo proprio chiedere».

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Cosa deve fare il presidente?
«Deve parlare una volta, almeno una volta sola, della Roma di come la vede, come la sente. Io, noi tifosi abbiamo bisogno di sentire com'è fatta la sua voce. Ci deve parlare, Friedkin».
Manda via Mourinho, così amato, mette in panchina un pezzo di cuore di ogni romanista, De Rossi.
«Danielino nostro ha fatto una cosa per amore: accetta una chance, che può cambiargli la vita, ma con una scadenza a giugno. Questo è amore. Sono certo che vedremo un De Rossi trasformato rispetto a quello che non è riuscito nell'impresa al debutto a Ferrara con la Spal. E noi dobbiamo sostenerlo, perché noi siamo tifosi della Roma e non dobbiamo mai dimenticarcelo qual è il nostro ruolo».
Che si aspetta da De Rossi?
«Che faccia giocare bene la squadra, che vinca e tolga la Roma da un nono posto che non si può concepire. Poi se vince e fa giocare bene la squadra... vediamo un po'».
La Roma ha due grandi giocatori come Lukaku e Dybala.
«Due grandi colpi di mercato, però poi se sei il giocatore determinante per il gioco della squadra e ti fai male ogni cinque contrasti... Una fragilità che la Roma ha pagato cara. E anche Mourinho».
Che s'aspetta dal sabato all'Olimpico con il Verona?
«Quella è una squadra ostica, non mi faccio illusioni: di sicuro la squadra va sostenuta senza divisioni.

Ecco, si deve andare allo stadio gridando: ora e sempre forza Roma».

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