Pellegrini, per il derby torna il salva De Rossi: rinato dopo la crisi con Mourinho e adesso è di nuovo un insostituibile

Contro la Lazio De Rossi ritrova Lorenzo: i giallorossi faticano senza la sua qualità

Pellegrini, per il derby torna il salva De Rossi: rinato dopo la crisi con Mourinho e adesso è di nuovo un insostituibile
di Alessandro Angeloni
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Mercoledì 3 Aprile 2024, 10:34 - Ultimo aggiornamento: 4 Aprile, 09:17

ROMA Da anello debole, ad anello di congiunzione. La doppia faccia di Lorenzo Pellegrini in questa tormentata stagione. Quando il capitano non c'era - e per tanti - era un bene (parliamo dell'epoca dell'ultimo Mourinho, quando i rapporti tra i due erano ai minimi termini), oggi non c'è e - per molti - è un problema (specie per De Rossi, con cui Lorenzo è tornato a splendere, riconquistando anche l'azzurro Nazionale). Ma torniamo all'anello, perché la rinascita del capitano comincia proprio da lì, da "lui". Ovvero, da quando Mou, andando via da Roma, gli ha lasciato nell'armadietto l'anello regalatogli dalla squadra per i suoi sessant'anni, accompagnandolo con un messaggio duro al Capitano da trasmettere alla squadra: «Quando diventerete uomini me lo ridarete». La storia ha cominciato a correre in città e con uno striscione apparso a Trigoria, una parte dei tifosi della Roma, prese posizione: «Pellegrini, anello debole». Ecco.

LA REAZIONE

Sembra passato un secolo, e invece appena poco più di due mesi.

E Lorenzo, oggi? Altro che anello debole e ce ne siamo accorti l'altro ieri a Lecce: la sua assenza è tornata a pesare. Senza di lui si è vista un'altra Roma, più piatta e soprattutto non vincente. I guizzi del capitano - e non solo i suoi, ovviamente - hanno fatto la storia della gestione De Rossi. Se Mourinho - quello dell'ultima stagione - ha saputo farne a meno, vincendo anche in sua assenza (è successo quattro volte) e perdendo con lui in campo (sei volte), De Rossi lo ha rivitalizzato e ora ne è diventato - si fa per dire - schiavo. Pellegrini, dalla partita con il Verona, la prima con DDR in panchina, ha sempre giocato, tranne a Lecce: nove gare di campionato e quattro di Europa League.

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UN'ALTRA STORIA

Ha firmato la rincorsa verso la Champions con cinque gol (tre di fila) e tre assist, mentre in Europa ha condotto la Roma ai quarti dopo aver superato di slancio il play-off con il Feyenoord (un gol) e gli ottavi con il Brighton. Da metà gennaio, insomma, sono cambiate molte cose: è cambiato Pellegrini, è cambiata. Oggi possiamo dire che il capitano è tornato indispensabile come nel primo anno di Mourinho, quando ne voleva far giocare tre di Pellegrini. E' l'uomo di qualità, è la congiunzione tra il centrocampo e l'attacco. L'anello di congiunzione, appunto. Non sappiamo se saltare il Lecce per non rischiare un giallo che gli avrebbe evitato il derby sia stata una scelta felice, ma forse - risultato alla mano - siamo portati a pensare che non lo sia stata. Ma guardando l'aspetto positivo, possiamo anche affermare che avere la garanzia di vedere Pellegrini in campo contro la Lazio, è un qualcosa che rassicura il tecnico, visto Lorenzo è garanzia di qualità, di imprevedibilità. Uno come lui, se sta bene, anche in una giornata non esaltate, vedi la sfida con il Sassuolo prima della sosta, sa tirare fuori la perla da tre punti. Pellegrini, e prendiamo un altro aspetto positivo, in questa settimana ha avuto la possibilità di allenarsi per un solo obiettivo, la Lazio. Che la Roma non batte dal marzo di due anni fa. E proprio Lorenzo fu uno dei protagonisti di quel pomeriggio trionfale, con la Roma vincente per tre a zero: due gol di Abraham e uno del capitano, su punizione. C'era Mourinho, ma era il Pellegrini di oggi.
Alessandro Angeloni
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