Calcioscommesse, Paoloni: «Finisce un incubo, ma mi hanno rovinato la vita»

Marco Paoloni
di Pierluigi Cascianelli
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Mercoledì 27 Marzo 2019, 11:01
«Una sentenza che mi riabilita. Da oggi ricomincio a vivere». Marco Paoloni, ex portiere di Cremonese e Benevento non ha somministrato nessun sonnifero nelle bottigliette dei compagni di squadra. Lo dice la sentenza di un Tribunale, adesso il 36enne civitavecchiese può tornare a sorridere.
Come si sente dopo questa notizia?
«Direi bene, ma i rimpianti sono tanti. La Figc mi ha stroncato la carriera. All’epoca avevo 27 anni e un futuro roseo davanti a me. Adesso mi aspetto che chi ha sbagliato si assuma le proprie responsabilità. Ce l’ho soprattutto con la Federcalcio che mi ha condannato prima ancora di conoscere la verità».
L’hanno accusata di aver riempito le bottiglie dei suoi compagni con un sonnifero per truccare una partita. Cosa prova se ripensa a quella storia?
«Se avessi fatto davvero una roba del genere non sarei stato un uomo. Ma io non ho mai drogato nessuno. Fu un’accusa infamante, una delle peggiori. Da quel momento in poi in quel mondo quasi tutti mi hanno voltato le spalle. Mia moglie mi ha lasciato, ad esempio. Devo dire che fino a ieri non avevo molta fiducia nella giustizia, ora mi sono ricreduto».
La sua vicenda fece da apripista all’inchiesta sul calcioscommesse. Si è messo alle spalle quel periodo?
«E’ impossibile dimenticare. La mia storia fu strumentalizzata. Si, scommettevo sulle partite, ma secondo me non dovrebbero esserci problemi se uno punta dei soldi su una squadra che vince la Champions League quando milita nella Cremonese. Ok, i regolamenti lo vietano, ma c’è tanta ipocrisia in giro. Quasi tutti i calciatori scommettono, questa è la realtà e lo sanno tutti».
Giocoforza ha dovuto dire addio al suo primo amore, il calcio. Da domani cambierà qualcosa?
«Non lo so, ora vivo a Civitavecchia, qui non ci sono progetti interessanti. Ho due figlie, responsabilità, non posso certo accontentarmi di un rimborso spese. Arrivasse una proposta interessante la prenderei in considerazione. Prima però dovrò ricostruire la mia credibilità e ci vorrà del tempo. La sentenza? E’ una bella notizia, ma non mi posso considerare una persona in pace con se stesso».

 
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