Milan, le recenti cadute e il grande paradosso su Ibra l’«insostituibile»

Ibrahimovich
di Gianfranco Teotino
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Lunedì 15 Febbraio 2021, 07:30

Si fa presto a dire che perdere ci stava, perché lo Spezia non solo gioca un bel calcio, ma ha già messo in difficoltà e battuto altre grandi, dal Napoli alla Roma, in Coppa Italia. Si fa presto a dire, come fa Pioli, che in fondo è stata la prima sconfitta “vera” del campionato. Che cosa vuol dire la prima sconfitta “vera”? Ok, possiamo archiviare quella con la Juventus, per via delle tante assenze rossonere. Ma quella con l’Atalanta non era stata altrettanto “vera” e altrettanto umiliante, cioè arrivata dopo un dominio costante degli avversari? In quella occasione fra l’altro avversari diretti nella corsa Champions e quindi di certo non sottovalutati. Come è invece successo sabato sera. Il Milan ha cominciato a perdere con lo Spezia nel finale della partita precedente, quella con il Crotone, quando Calabria decise di farsi ammonire apposta in modo da far scattare la squalifica ed evitare di saltare il derby. Una cosa che non si dovrebbe mai fare, insegna uno che le ha viste tutte come Fabio Capello: ogni incontro vale tre punti e non sai mai che cosa può succedere dopo. Evidentemente il Milan non aveva per niente paura di subire una lezione di Italiano così dura da assorbire. Donnarumma a parte, non si è salvato nessuno. A partire da Ibrahimovic, a lungo parcheggiato in fuorigioco nella metà campo avversaria a inveire contro i compagni che non lo servivano a dovere. E’ un periodo così: anche con il Crotone aveva sì segnato, perché resta un fuoriclasse, ma senza partecipare al gioco.

IL TREND SENZA SVEDESE
Il paradosso è che il Milan non sarebbe mai stato questo Milan se Ibrahimovic non fosse ritornato, ma ora è così riconoscente che non si rende conto di poterne fare a meno.

I numeri parlano chiaro: nelle undici partite disputate con Ibrahimovic titolare la squadra di Pioli ha totalizzato 23 punti, nelle undici partite senza Ibrahimovic ne ha totalizzati 26, tre in più. Insomma, questo Milan non è più Ibrahimovic dipendente. Anzi nelle tre sconfitte rimediate nelle ultime cinque uscite, derby di Coppa Italia compreso, Ibrahimovic c’era sempre. Eppure, Pioli non solo insiste su di lui, quando è disponibile, e come si fa a dargli torto, ma non si azzarda nemmeno a cambiarlo quando, come l’altra sera, è chiaramente in difficoltà. In realtà, a La Spezia andavano sostituiti quasi tutti. E’ andato male persino Kessie, finora una certezza, mentre Bennacer e Calhanoglu, due pilastri, sono apparsi lontani dalla migliore condizione. Mandzukic, sventolato come grande rinforzo del mercato di gennaio, ma inattivo da più di un anno e mezzo, è al momento impresentabile. Ecco, nulla è compromesso, ma il rischio è che i due totem, Ibra e Mandzukic, con la loro personalità, possano condizionare le scelte dell’allenatore e frenare il percorso di crescita dei giovani, a partire da Leao, fin qui protagonisti della straordinaria cavalcata rossonera. Il derby di domenica prossima e la successiva sfida con la Roma aiuteranno a capire se le ambizioni del Milan, persino quelle, appena sussurrate, di scudetto, resteranno vive o se dovranno essere ridimensionate.

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