Lotito e Friedkin, non solo derby: due presidenti in prima linea

Lotito e Friedkin, non solo derby: due presidenti in prima linea
di Stefano Carina
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Mercoledì 13 Gennaio 2021, 07:30

La novità contro la tradizione. Nel derby di venerdì Friedkin e Lotito s’incroceranno per la prima volta all’Olimpico. Se il patron biancoceleste è ormai in sella da 16 anni, per il magnate americano non sono trascorsi nemmeno 5 mesi. Gli sono bastati, però, per arginare la sensazione di via-vai che ha caratterizzato la Roma pallottiana, capace in 9 anni di cambiare 2 presidenti, altrettanti vicepresidenti, 8 allenatori, 5 amministratori delegati, 3 direttori generali e 4 direttori sportivi. In questi 150 giorni Dan, insieme al figlio Ryan, ha già assistito a più gare del suo predecessore e trascorso più giornate a Trigoria. Presenza che non difetta certamente a Lotito. Il numero uno biancoceleste è il prototipo del presidente accentratore. Anche se poi, andando a studiare l’organigramma del club, si evince che le figure alternative non mancano. A partire dal ds Tare (erede di Martino, Osti e Sabatini), passando per il club manager Peruzzi, il segretario generale Calveri, il nuovo responsabile della comunicazione Rao e il consigliere Moschini che, come recita la delibera dell’ottobre 2010, «ha la delega per i rapporti con le autorità e le organizzazioni sportive, in caso di assenza o qualunque indisposizione del presidente». Dunque in mera teoria, visto che Lotito c’è sempre. 

PAROLE E SILENZI 
A differenziare le due presidenze, è sicuramente la loquacità. Lotito vive tra telefoni che squillano.

Parla con chiunque, dal ministro al semplice tifoso, non disdegnando la battuta e il confronto - spesso acceso - con i media. Dei Friedkin nessuno conosce la voce. Per ora un comunicato nell’immediato post-closing e un’intervista self-made con il sito del club. A parlare per loro hanno pensato i fatti. Dall’aumento di capitale (passato da 150 a 210 milioni) alla presenza in loco, passando per i risultati e i piccoli gesti. Un esempio? La questione del vecchio stemma. Un atto - quello di esibire la mascherina con lo storico logo - apparentemente banale che ha tuttavia reso felici tutti. Un primo step - questo è l’augurio - verso una comunicazione diversa. Nessuno - tra media e tifosi - chiede proclami alla Pallotta («Nei prossimi 5 anni vorrei uno stadio, che la Roma vincesse una Champions, uno scudetto e una coppa Italia», aprile 2018). La scelta del low profile non esclude però un’apertura e/o un dialogo. Ad accomunare invece le due proprietà, c’è il fatto che non delegano, decidono. Basti pensare alla nomina di Tiago Pinto: individuato, contattato e ingaggiato da Dan (e Ryan). Anche Lotito non è da meno. Ricordate come venne scelto Tare? «Eravamo nel mio studio e dissi a Igli che non gli avrei rinnovato il contratto da calciatore. Lui subito si incupì. Solo allora gli spiegai che avevo pensato di nominarlo ds», il racconto. Ora per i due presidenti il prossimo banco di prova sarà sugli allenatori. Entrambi in scadenza a giugno e appesi ai risultati. 

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