Malinconia Dzeko, la Roma unica cura

Edin Dzeko (foto Mancini)
di Stefano Carina
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Sabato 10 Ottobre 2020, 07:30

Un centravanti da ritrovare. E non è una questione di poco conto trattandosi di Dzeko. Eliminato con la sua Bosnia dalla corsa all’Europeo, a Edin resta la Roma. Giocherà chiaramente la Nations League (la prossima settimana contro Olanda e Polonia) che tuttavia rimane una competizione volta perlopiù ad accrescere il ranking delle nazionali e permettere qualche esperimento ai ct, non certo con l’appeal di una coppa del Mondo o un campionato europeo. L’ennesima delusione che si somma ad un’estate anomala, difficile da dimenticare. 
AGO DELLA CHAMPIONS
Edin va recuperato. Mentalmente più che fisicamente. Inutile girarci intorno: il centravanti a fine agosto si vedeva ormai proiettato a Torino (aveva già preso in affitto la casa lasciata da Pjanic) per disputare gli ultimi due anni della carriera nella Juventus, al fianco di Ronaldo, protagonista in campionato e in Champions. Dover cancellare tutto e tornare in un contesto che, almeno inizialmente, ha come obiettivo massimo quello di arrivare quarto, per un campione del suo calibro non è semplice. E in questo caso non c’entra l’amore per la maglia, per la città o la tifoseria ma una semplice questione di motivazioni che non si può nemmeno bypassare asserendo che lo stipendio che percepisce (7,5 milioni) basta per farsele venire. Premessa d’obbligo: la professionalità di Dzeko non è minimamente messa in discussione. L’entusiasmo invece sì. Tra l’altro da quando il bosniaco (fine giugno) è stato accostato alla Juventus, è come se avesse perso il killer instinct. Singolare per un signore che in carriera ha segnato la bellezza di 292 gol in 694 partite, nazionale e coppe incluse, e attualmente gli basta soltanto una rete per diventare, da solo, il quarto marcatore all time della Roma per poi lanciarsi all’inseguimento di mostri sacri come Pruzzo e Totti. Eppure Edin nelle ultime 18 gare giocate (4 con la Bosnia, il restante con la Roma tra campionato, coppa e amichevoli) ha segnato appena 3 volte (Verona, Torino e contro l’Italia). Giovedì sera fallire l’ultimo obiettivo in carriera legato alla Nazionale, lo ha certamente scosso. E ha intaccato ulteriormente il suo morale, non certo alle stelle. Un problema non di poco conto: le possibilità per la Roma di arrivare in Champions passano per i piedi e per i gol del bosniaco. Aspettando di conoscere meglio l’adattabilità di Borja Mayoral al calcio italiano (ma lo score al Levante di 11 reti in 63 gare non lascia pensare a un bomber ma più ad un attaccante di manovra), Fonseca ha bisogno del miglior Dzeko. 
RAPPORTO DA RICOSTRUIRE 
A tal proposito va ricostruito anche il rapporto con il tecnico.

Che da parte sua, dopo il duro screzio di Duisburg, ha già fatto il primo passo. Assumendosi le responsabilità (che non aveva) di non averlo fatto giocare a Verona quando Dzeko in realtà aveva staccato la spina in anticipo, non partecipando né alla rifinitura del venerdì a Trigoria tantomeno alla riunione pre-partita e all’allenamento post-gara per i calciatori non impiegati al Bentegodi. Paulo lo ha protetto («Ho voluto preservarlo, ha vissuto una settimana difficile, non è vero che non ha voluto giocare») quando avrebbe potuto benissimo prendere le distanze e far gestire la questione al Ceo Fienga. Ora la palla passa a Edin. Giovedì tornerà a Trigoria, pronto poi a scendere in campo due giorni dopo contro il Benevento. Nelle uniche occasioni nelle quali ha incrociato i campani (stagione 2016-17) ha segnato 2 volte all’andata e una al ritorno. Buon viatico. Anche perché l’ennesima ripartenza passa sempre dal gol ritrovato.

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