Rieti, Officine Varrone, estate
senza eventi: no alla riapertura

Largo San Giorgio
di Massimo Cavoli
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Sabato 5 Agosto 2017, 07:50 - Ultimo aggiornamento: 14:24
RIETI - Sembrava tutto risolto e la riapertura dietro l'angolo, ma sulle Officine Varrone, sequestrate nel 2014 per una serie di abusi edilizi e paesaggistici commessi nella realizzazione del polo culturale di largo San Giorgio, è arrivata la doccia fredda del tribunale che ha respinto l'istanza presentata dalla Fondazione Varrone dopo il permesso a costruire in sanatoria rilasciato alla vigilia delle elezioni dal dirigente dell'ufficio Urbanistica, Maurizio Peron, dietro il pagamento di una sanzione di 154mila euro, cifra corrispondente al doppio del valore stimato dall'Agenzia delle Entrate (77 mila euro) in base all'incremento di mercato determinato dall'intervento effettuato senza avere i titoli.

A dire no al rilascio del complesso che comprende anche la biblioteca, nonostante il parere favorevole (non vincolante) espresso dal pubblico ministero Lorenzo Francia alla richiesta presentata dalla difesa della Fondazione, è stata la giudice Ilaria Auricchio, titolare del processo in corso nei confronti degli imputati rinviati a giudizio per gli abusi edilizi e alcuni episodi di falso.

LA SPIEGAZIONE
Sul giudizio pende sostanzialmente una questione di legittimità in relazione al permesso firmato dall'amministrazione perché, ad avviso del tribunale, non è ancora stata chiarita la tipologia dell'intervento effettuato per realizzare il polo culturale, che la Fondazione ritiene di restauro e risanamento conservativo di edifici esistenti (tesi sostenuta dall'architetto progettista Andrea Cecilia), mentre secondo la procura si è trattato di una vera e propria ristrutturazione che necessitava di un'altra procedura. Per cui, fino a quando non verrà sciolto questo nodo, il reato per il quale era stata ottenuta la sanatoria non può considerarsi realmente estinto ai fini del dissequestro delle Officine che resteranno chiuse per la quarta estate consecutiva.

Di fronte al rigetto dell'istanza, i legali della Fondazione hanno deciso di rinunciare al ricorso (il termine di dieci giorni è scaduto) preferendo affrontare al processo tutte le controversie legate agli aspetti urbanistici e ciò potrà avvenire sin dalle prossime udienze quando dovranno deporre, come testimoni, l'ex dirigente dell'Urbanistica Massimo Silvetti e altri tecnici che si sono occupati della pratica. La sanatoria, ora congelata dal tribunale, è stata la terza ottenuta dalla Fondazione per gli abusi contestati dalla procura sulla base delle indagini della polizia giudiziaria Forestale: la prima, nel 2015, riguardò 10mila euro per le violazioni antisismiche e, nel 2016, altri 5000 euro furono versati alla Soprintendenza delle Belle Arti del Lazio per ottenere il nullaosta in relazione alla mancata richiesta dell'autorizzazione necessaria per eseguire opere di restauro e risanamento.

Fino ad oggi, l'ente ha pagato in tutto 169mila euro, ma la strada per la riapertura delle Officine sembra ancora lunga.
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