Rieti, spaccio di droga: individuate sette aree in piccoli boschi. Ecco i punti a Rieti e in Provincia

L'area sotto ponte Cavallotti (ora bonificata, foto d'Archivio)
di Emanuele Faraone
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Domenica 14 Gennaio 2024, 00:10

RIETI - Sono almeno sette o otto i boschetti della droga al momento attivi, individuati dalle forze dell’ordine nella periferia di Rieti e in alcune aree della provincia. Situazioni di difficile gestione e controllo per gli investigatori, per via del continuo “nomadismo” degli spacciatori e la disponibilità circostante di aree che permettono di dileguarsi rapidamente e di poter occultare le sostanze stupefacenti tra la vegetazione, anche a una certa distanza dai siti di bivacco, così da essere difficilmente individuabili e sequestrabili.

Le prerogative. Eroina, cocaina e hashish, le droghe smerciate dai pusher, per lo più giovani di nazionalità marocchina, tunisina ed egiziana, ma comunque provenienti prevalentemente dal Magrheb.

Insediamenti di fortuna organizzati con alcune tende dove, solitamente, non stazionano più di due persone nell’area occupata. Sono muniti del minimo indispensabile per la sopravvivenza con taniche di acqua, cibo in scatola e batterie di auto, per alimentare piccoli dispositivi elettrici. Tra le altre difficoltà riscontrate dalle forze dell’ordine nelle indagini sui boschetti della droga, c’è che quasi mai gli spacciatori sono provvisti di telefoni cellulari.

I luoghi. È questa la nuova realtà dello spaccio “extraperimetrale” alla città, con almeno 7 “location” individuate da carabinieri e dalla sezione antidroga della squadra mobile della questura di Rieti: Sant’Elia, Maglianello, Madonna del Passo, Castelfranco, Piedimoggio, il quartiere cittadino di Campomoro in luogo defilato e collinare, Rivodutri, Castel San Benedetto e altri. Ma si tratta di aree che possono diventare estremamente fluide in quanto, al minimo sospetto o sentore di allarme, i magrebini riescono a spostarsi con estrema rapidità, cambiando versante o località, pur rimanendo nel medesimo territorio. Pusher che si adattano alla stagione: nel periodo primaverile-estivo, la vegetazione più rigogliosa dei boschi offriva loro copertura e un maggiore riparo alla vista mentre l’inverno e il bosco con rami spogli e arbusti secchi li hanno costretti ad architettare coperture di emergenza con rami intrecciati o cespugli per nascondere il luogo del bivacco e rendere meno visibili le tende colorate.
Si tratta di un ampio contesto di difficile controllo e di complicato avvicinamento per le forze dell’ordine per poter mettere a segno dei blitz o raid antidroga in quanto - per poter realmente catturare le persone - è di fatto necessaria un’ampia manovra di accerchiamento e perimetrazione delle aree così da chiudere ogni possibile vie di fuga. Spacciatori che si insediano in posizioni privilegiate di controllo: sulla sommità di colline o in piccoli promontori, per avere un’ampia panoramica dall’alto, così da poter fuggire immediatamente in caso pericoli.

Le verifiche. Nelle scorse settimane, la guardia di finanza, a Madonna del Passo, a Vazia, aveva tentato un inseguimento a piedi nel bosco, senza però riuscire ad acciuffare i fuggitivi che si sono rapidamente dileguati nel bosco.
Nei giorni scorsi, il personale antidroga della squadra mobile di Rieti ha messo a segno il sequestro di un consistente quantitativo di droga tra hashish, cocaina ed eroina, individuando anche due soggetti. Spesso, però, pur intervenendo nei siti di stazionamento dei pusher, rimane difficile, se non impossibile, determinare il luogo dove vengono nascosti gli stupefacenti, spesso sepolti o celati nelle cavità degli alberi, sotto i sassi o tra gli arbusti dei cespugli. La realtà dello spaccio “green” tra i boschi ha trovato un consistente viavai di acquirenti, soprattutto nelle ore crepuscolari e serali. Si tratterebbe per lo più di clienti e assuntori abituali, legati al mondo della tossicodipendenza locale mentre sarebbero molto più rari e isolati i casi di acquirenti giovani, spesso comunque collegati ad approvvigionamenti isolati.

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