TERNI - Coltellate e sprangate tra marocchini che si contendevano la gestione dello spaccio di droga nei boschi di Marmore.
In una notte, a ottobre 2022, arrivarono al pronto soccorso dell’ospedale di Terni in due.
Uno, 26 anni, accoltellato al torace, era in fin di vita e fu scaricato di fronte al Santa Maria da amici che poi sparirono nel nulla.
L’altro, 22enne, chiese aiuto ai medici per le ferite causate da una coltellata al braccio.
Gli investigatori si misero al lavoro per ricostruire il fatto di sangue, poi collocato nell’ambito di un regolamento di conti per questioni legate alla gestione delle piazze di spaccio nei boschi della conca.
A processo sono finiti in tre uno dei quali, il 22enne ferito, è ancora latitante. Insieme al fratello di 27 anni, rinchiuso ancora in cella a Sabbione, è accusato di tentato omicidio nei confronti del connazionale di 26 anni, finito anche lui a processo per le lesioni causate al 22enne.
Ieri in aula la condanna del 27enne a quattro anni e otto mesi di carcere per aver tentato di ammazzare il connazionale.
Il pm aveva chiesto una condanna a otto anni.
Stralciata la posizione del fratello 22enne, ancora latitante che, se sarà rintracciato, verrà giudicato col rito ordinario.
Il giudice Chiara Mastracchio, durante il processo celebrato col rito abbreviato, ha invece assolto il 26enne, che fu ricoverato in rianimazione per un mese, dall’accusa di lesioni nei confronti del 22enne.
L’avvocato Francesco Mattiangeli, che difende il 27enne condannato per tentato omicidio e ha presentato istanza di scarcerazione, si dice «moderatamente soddisfatto per una sentenza equilibrata in punto di pena. Il mio assistito - aggiunge - si è comunque dichiarato estraneo ai fatti contestati».
Il fatto di sangue nella notte del 5 ottobre di due anni fa, quando il 26enne marocchino fu scaricato di fronte al pronto soccorso. Era gravissimo, perdeva molto sangue e aveva rimediato una sprangata alla testa e tre coltellate al torace, una delle quali aveva raggiunto un polmone.
Quando si riprese raccontò ai carabinieri di essere stato colpito da due connazionali che non conosceva.
A coordinare le indagini il pm, Barbara Mazzullo. Un episodio, così lo definirono i protagonisti, che sarebbe stato scatenato da una faida familiare che avrebbe avuto origine in Marocco per un mancato matrimonio.
Gli investigatori però sono andati a fondo facendo emergere una brutta storia regolata a coltellate e sprangate da extracomunitari che in quei mesi gestivano lo spaccio di droga nei boschi di Marmore.