Rieti, la Piana Reatina è sommersa: danni per un milione e mezzo

Piana allagata
di Emanuele Faraone
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Venerdì 12 Febbraio 2021, 00:10

RIETI - Seicento ettari di terreni agricoli interessati dall’alluvione e sommersi dalle acque con un danno di circa un milione e mezzo di mancato reddito. E poi l’inevitabile carenza di fieno per foraggiare gli animali in estate, colture ormai perse e costi per il trasferimento del bestiame. Due settimane di emergenza e danni che ogni giorno continuano a sommarsi in una lunga lista che ha messo in ginocchio il comparto agricolo e zootecnico locale. 
«I danni più consistenti riguardano le graminacee, grano, orzo, erba medica a causa del soffocamento del germoglio – spiega Alan Risolo, presidente Coldiretti Rieti – ed il problema è che siamo ancora climaticamente esposti trattandosi di una situazione ancora in evoluzione e non del tutto risolta». Un contesto drammatico per gli imprenditori agricoli reatini dalla Valle del Turano fino alla Piana Reatina duramente colpiti dall’alluvione ed ora in cerca di chiarezza e certezze sulla vicenda: «Abbiamo chiesto un confronto diretto con il gestore della diga – prosegue il presidente Risolo – e faremo di tutto per avere contezza e trasparenza di su quanto accaduto. E’ questa una fase esplorativa in cui occorre prima di tutto definire confini e termini delle responsabilità e, qualora vi fossero, Coldiretti è pronta ad aprire una vertenza». Vertenza che potrebbe viaggiare in parallelo alla richiesta di stato di calamità naturale per ottenere un Piano di ristoro certo e in tempi ragionevoli. Ben 600 gli ettari di terreni agricoli inondati (350 con coltivazioni invernali, 250 a erba medica) con danni ingenti che si aggirano intorno a 1 milione e 500mila euro. Prevista dunque in estate una notevole carenza di fieno che si ripercuoterà sul bestiame che dovrà fare i conti con “magra” di foraggio. 
L’emergenza ha già messo a dura prova sia animali domestici che da cortile e da allevamento oltre agli ingenti danni alle colture, come sottolineato dal presidente Copagri Lazio, Guido Colasanti: «In queste ore siamo impegnati con il trasferimento di numerosi capi di bestiame con mezzi gommati. Una situazione surreale con un enorme dispendio di energie, uomini e mezzi per non parlare delle coltivazioni dei cereali, grano in primis, che dovrà essere riseminato». Ma nel momento del bisogno e della necessità Copagri ha saputo fare quadrato: «Stiamo istituendo un comitato costituito da 25 aziende locali dislocate su tutto il territorio per valutare le azioni da adottare rispetto a questi avvenimenti. E’ già in corso una perizia completa per la stima dei danni, nonché un mandato peritale affidato ad un ingegnere idraulico che sarà affiancato e supportato anche da altre figure professionali (agronomo, avvocato) per intraprendere un’azione risarcitoria e di indennizzo economico». 
Centinaia gli ettari allagati ed ora l’unica possibilità di uscita è poter contare su un equo ristoro: «Bisognerà prima di tutto valutare se lo stato di calamità naturale verrà riconosciuto o meno e poi si tratterà con ogni probabilità di una procedura lunga mentre per i produttori agricoli occorre venirne fuori al più presto considerando inoltre che l’intero comparto e la filiera vive un momento critico dovuto all’emergenza sanitaria». Danni al momento così ingenti da non poter essere ancora quantificati: «Il danno complessivo è enorme e occorrono soldi subito per far fronte a questa criticità – chiude Colasanti - abbiamo interessato e sollecitato l’assessore regionale all’Agricoltura per poter ripetere le lavorazioni agricole non appena i terreni avranno drenato l’acqua, chiedendo infine una deroga per l’assegnazione di gasolio a causa di eventi calamitosi». Chiarezza sulle responsabilità, indennizzi per i danni e il mancato guadagno e possibilità di azioni di contestazione, sono al momento i tre punti-chiave che vanno ad incardinarsi sull’onda lunga dell’emergenza. Un’onda di piena che in due settimane ha lasciato dietro di sè danni, disagi, criticità, emergenze e sempre la solita stessa domanda: si poteva evitare?

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