Rieti, undici anni fa la Nsb conquistò
la salvezza a Udine, Lardo:
«Ho ancora i brividi, epilogo
di un triennio emozionante»

Lino Lardo festeggia la salvezza a Udine
di Lorenzo Santilli
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Domenica 10 Maggio 2020, 09:52 - Ultimo aggiornamento: 09:53

RIETI - 10 maggio 2009. Ad Udine la Nsb Rieti batte la già retrocessa Snaidero, 64-82 il punteggio finale, conquistando così un'insperata salvezza e condannando la Fortitudo Bologna alla retrocessione, sconfitta in casa di Teramo. Fu l'atto finale di un ciclo vincente e magico che porta la firma di coach Lino Lardo, artefice di un triennio da sogno, consegnò alla città una salvezza che sa ancora d'impresa, salutando Rieti qualche giorno più tardi con un addio strappalacrime.

«Quella salvezza è stato l'epilogo di un periodo mio e di Rieti fantastico, ogni stagione ha la sua storia, ma a quell'annata resto particolarmente affezionato - ammette il tecnico ligure - Dopo la promozione del 2007 e l'ottimo primo anno in A1, all'inizio della seconda stagione nel massimo campionato iniziarono i problemi: ci furono tanti momenti difficili, ma ci compattammo, ci fu un grande attaccamento al gruppo, un vero senso di appartenenza da parte dei ragazzi e la vicinanza di una città intera, tutti elementi che ci portarono al conseguimento di quella salvezza, che equivale quasi ad uno scudetto».

Un organico ridotto all'osso, tra stipendi non pagati e addii pesanti, la squadra tirò dritta verso l'obiettivo: gli americani Green, Thomas e Campbell, due figure chiave come Hubalek e Sklavos, poi l'esperto Gigena, Ingles, il reatino Diego Grillo e Spippoli a completare il roster, tutti gli eroi che rimasero fino alla fine e condussero Rieti al meritato traguardo.

«Il nostro fu un percorso pazzesco, battemmo squadre del calibro di Treviso, Virtus Bologna, quest'ultima addirittura con un sonoro +25, si vinse anche contro la Fortitudo, riuscendo così a ribaltare la differenza canestri, poi ci fu la sfida interna di Ferrara e quel finale rocambolesco, fu un colpo al cuore - ricorda l'esperto coach ex tra le altre anche di Milano, Virtus Bologna e Roma - Arrivammo così alla gara di Udine tesi, sapendo che il nostro destino dipendeva dalla sfida tra Teramo e Fortitudo. Ben presto eravamo in condizioni di vantaggio, la gara scivolò via, ma la sfida di Teramo era in ritardo. Ho una cartolina di quella giornata: Enrico Miluzzi a metà campo ad ascoltare la radiolina, lo spicchio dei nostri tifosi in trepidazione, mentre io e Roberto Brunamonti passeggiamo non so quante volte in un'area esterna allo spogliatoio. Una volta arrivato il finale, scoppiò la festa e il giorno dopo alle 14.00 nel parcheggio del PalaSojourner, c'era tutta Rieti ad attenderci, simile alla notte del ritorno da Pesaro, fu il giusto tripudio per quei ragazzi, che mantennero una serietà inaudita e misero un cuore enorme».

Lino e Rieti, sempre e per sempre, così si può riassumere tanta stima e affetto da parte di un pubblico che per tre anni è stato ai suoi piedi, e che solo lo scorso anno è riuscito a riabbracciarlo per la prima volta da avversario:«Solo a pensarci ho i brividi, non riuscii a trattenere l'emozione, 10 anni dopo e un'accoglienza del genere - ci racconta il coach, che tutto questo affetto l'ha sempre contraccambiato con orgoglio - Nel nostro mestiere siamo giudicati per i risultati, ma di quei tre anni così intensi, dal momento che Papalia mi chiamò per riportare la Sebastiani in serie A, Rieti per me è stata una tappa importante aldilà delle soddisfazioni professionali: è prevalso l'aspetto umano, sono nati rapporti veri, legami ed amicizie, per questo ce l'ho sempre nel cuore».

Un possibile ritorno anche quest'anno si sarebbe potuto verificare con la fase ad orologio, ma svanito solo con l'interruzione dell'emergenza Covid-19: da gennaio infatti il coach di Loano è tornato in sella a San Severo, un ritorno in panchina segnato subito da un impatto importante di Lardo, che ha ridato ossigeno ai pugliesi, prima dello stop forzato.«Un po' lo speravo e sarebbe stato bellissimo, eravamo in crescita, poi purtroppo c'è stata questa emergenza. Ora non resta che aspettare, tutti noi allenatori e giocatori non vediamo l'ora di tornare in campo, ma attualmente credo che sia impronosticabile stabilire quando».
 

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