Giorgia Meloni: «Il modello? È Budapest. M5S confusi sull’agenda»

Giorgia Meloni: «Il modello? È Budapest. M5S confusi sull’agenda»
di Alberto Gentili
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Martedì 10 Aprile 2018, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 13:04
Onorevole Meloni, il suo compagno di selfie Orban in Ungheria ha stravinto. Quali sono gli ingredienti della sua vittoria?
«Orban vince perché fa gli interessi del suo popolo, perché difende l’identità cristiana dell’Europa, dice no al processo di islamizzazione forzata e non ha paura di combattere contro la speculazione finanziaria. In più, negli ultimi anni Orban ha investito miliardi per il sostegno delle famiglie, delle fasce deboli e non risponde ai diktat del globalismo imperante».

E’ anche vero che Orban ha fatto una campagna elettorale affermando che in caso di sconfitta l’Ungheria sarebbe stata invasa dai musulmani...
«Si può anche tentare di trasformare Orban in una macchietta, ma non lo è. E’ una persona che siede nel Ppe e dice le cose che la sua gente capisce: denuncia il disegno, ideato e finanziato dalla speculazione internazionale, per privare gli europei delle proprie radici e della propria storia rendendoli tutti docili consumatori».

Dunque Orban dovrebbe essere un esempio per il centrodestra italiano?
«Di sicuro è un modello affine a quello di Fratelli d’Italia. Orban è un patriota, ha programmi simili ai nostri, le nostre fondazioni lavorano assieme. A mio giudizio deve diventare un esempio anche per l’intero centrodestra italiano: bisogna preferire il popolo all’establishment e dare risposte ai bisogni della gente, non agli interessi dell’Unione dei burocrati».

Salvini sta trattando un’intesa con i 5Stelle. Di Maio può essere un partner di governo su questa linea?
«La verità è che non si capisce nulla di quello che pensa il M5S. Dice tutto e il contrario di tutto. Oggi non si sa quale sia la sua posizione sull’Europa, non si sa se vuole fermare i flussi migratori. Se sono d’accordo su un blocco navale a largo delle coste della Libia e sul dimezzamento dei fondi per l’accoglienza dei migranti, etc».

Non è chiaro neppure cosa stia accadendo nel centrodestra. Domenica ad Arcore avete fatto una nota in cui rivendicavate il governo e la premiership per Salvini. Poi, invece, il capo della Lega ha rilanciato l’intesa con i 5Stelle...
«Tra noi e Salvini l’accordo è su tutto, a cominciare dal rifiuto di spaccare il centrodestra. Matteo, però, non vuole il mandato esplorativo per andare a cercare i voti in Parlamento, in quanto preferisce un accordo organico a monte che gli garantisca una maggioranza. Se ci riuscisse sarei d’accordo. Ma il M5S dovrebbe prima riconoscere che rispettare la volontà popolare significa far governare il centrodestra uscito vincitore dalle elezioni, non provare a spaccarlo, e dargli la premiership sulla base di un programma chiaro».

Però?
«Però la vedo difficile. Di Maio, che è arrivato secondo, mette veti cercando di dividere chi è arrivato primo per agguantare palazzo Chigi. Confido che nessuno cada nella trappola».

Di Maio vi dipinge come «un’ammucchiata».
«Di Maio ha un’idea molto curiosa dell’ammucchiata, quella che lui chiama ammucchiata è la coalizione scelta dagli italiani. Non solo, lui che è giunto secondo, cerca un accordo con il Pd che è arrivato terzo alle elezioni. Questa si che sarebbe un’ammucchiata. Mi chiedo quale sarebbe l’innovazione: innovare è far governare, almeno per una volta, chi è arrivato primo: il centrodestra. E non riportare la Boschi e Renzi al governo».

Non sarà che alla fine Salvini vi scaricherà e farà l’accordo con Di Maio?
«Salvini si rende perfettamente conto che se tiene unito il centrodestra è il primo, se lo rompe finirebbe invece a fare il secondo di Di Maio. Non credo che gli convenga».

C’è il rischio che alla fine si torni a votare.
«Non ho paura delle urne, ma spero di no. Gli italiani hanno bisogno di risposte e dunque di un governo. Inoltre se si tornasse al voto con questa legge elettorale vergognosa, l’esito sarebbe identico. Per questo chiedo che la commissione speciale della Camera esamini subito la riforma che ho proposto: premio di maggioranza a chi arriva al 40 o al 37%. Solo così chi prende più voti potrà davvero governare».
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