Abbonamenti e streaming tv illegali, clienti nei guai. L'avviso sullo schermo: «Non puoi vedere questo canale»

Abbonamenti e streaming tv illegali, clienti nei guai. L'avviso sullo schermo: «Non puoi vedere questo canale»
di Michela Allegri
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Domenica 8 Novembre 2020, 09:33 - Ultimo aggiornamento: 11 Novembre, 19:49

Durante la visione in streaming, sugli schermi di computer e smart tv è comparso un cartello: «Sito sottoposto a sequestro». Per centinaia di appassionati di calcio, la partita di serie A Cagliari-Sampdoria in diretta - illegale - su un migliaio di siti pirata ieri si è bruscamente interrotta e ora potrebbe profilarsi anche una contestazione penale: «Questo sito di streaming illegale è stato sottoposto a sequestro per violazione delle norme in materia di proprietà intellettuale su ordine della Procura di Napoli. I dati di accesso costituiscono materiale probatorio a disposizione dell'autorità giudiziaria», si leggeva ancora nell'avviso.

È il primo step della maxi-inchiesta della procura di Napoli sugli abbonamenti tv abusivi, che ieri ha portato all'oscuramento di 700 pagine web e 300 piattaforme Internet Protocol Television illegali per la trasmissione di contenuti a pagamento, compresi centinaia di canali Telegram.

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Il mercato


Un business in grado di fare girare cifre milionarie - diventate ancora più alte a causa della pandemia - sul quale, emerge dalle indagini, avrebbe messo le mani anche la criminalità organizzata: sarebbero emersi collegamenti tra i gestori dei siti pirata e la camorra.
Si tratta del secondo capitolo dell'operazione Black Iptv, scattata nel settembre dello scorso anno, che aveva permesso agli inquirenti di sgominare la più grande organizzazione clandestina responsabile della diffusione illegale via internet dei canali di emittenti televisive a pagamento: oltre 5 milioni di utenti solo in Italia, per un giro d'affari stimato in circa 60 milioni di euro annui.

Entrambe le indagini sono coordinate dal procuratore Giovanni Melillo, di Napoli, e in entrambe si procede per associazione a delinquere finalizzata alla riproduzione e commercializzazione illecita di opere destinate al circuito televisivo, cinematografico, della vendita o del noleggio. Indagati non solo gli ideatori del sistema, ma anche i clienti: rischiano una multa fino a 25mila euro e un'accusa che può portare da sei mesi fino a tre anni di carcere. In queste ore i finanzieri stanno lavorando proprio per identificare i fruitori del servizio, pizzicati ieri in diretta mentre cercavano di guardare abusivamente la partita che era trasmessa da Sky.


I profili


La Guardia di finanza ha iniziato a oscurare i siti e le applicazioni illegali e le operazioni sono ancora in corso.

A coordinare le attività, il Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche delle Fiamme Gialle. L'avviso che bloccava la visione è comparso su televisori e computer, ma anche su cellulari e tablet, facendo crescere la preoccupazione nei fruitori del servizio, i furbetti che per anni hanno guardato clandestinamente tutti i match evitando di sottoscrivere abbonamenti alle piattaforme a pagamento: «La sottoscrizione o l'utilizzo di servizi di streaming illegale comporta la pena da sei mesi a tre anni e la multa da euro 2.582 a euro 25.822», in base alla legge sul diritto d'autore.


Il precedente


Dall'inchiesta parallela, culminata con l'operazione del 2019, era emerso che membri dell'organizzazione predisponevano e gestivano all'estero gli spazi informatici, trasmettendo i segnali su larga scala, anche in Italia. Avevano creato una fitta rete commerciale diffusa su tutto il territorio nazionale, con basi prevalentemente in Lombardia, Veneto, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. L'associazione era in grado di smerciare interi pacchetti di contenuti, venduti al cliente al prezzo di circa 12 euro: un abbonamento unico consentiva di vedere tutti i principali palinsesti tv.

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