Afghanistan, Roma vuole ridurre le truppe

Afghanistan, Roma vuole ridurre le truppe
di Marco Ventura
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Venerdì 25 Agosto 2017, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 26 Agosto, 08:00
In quattro parole la smentita del ministero della Difesa alle voci di una richiesta americana di rafforzare il contingente italiano in Afghanistan da 900 a 1200 militari. «Nessuna richiesta, nessun aumento». Diniego secco, con due hashtag che lo illustrano: #Libro bianco e #Mediterraneo.

A spiegarlo fonti del governo italiano: «Non è stata avanzata alcuna richiesta da parte degli Stati Uniti. Anzi, quando il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha incontrato l’11 luglio a Washington il segretario alla Difesa James Mattis, ha spiegato che per l’Italia è necessario riformulare la presenza della coalizione NATO per alleggerire la nostra. E Mattis era d’accordo». Gli impegni assunti «saranno rispettati, ma non si prevede alcun aumento».

IL LIBRO BIANCO
Anzi. Il Libro Bianco del ministero che definisce gli obiettivi strategici per la sicurezza della Patria «prevede maggiore attività nel Mediterraneo, vero bacino dell’interesse nazionale. È qui che l’Italia concentrerà la propria azione nei prossimi anni». Il teatro afghano è troppo lontano. I nostri 900 uomini, che tra l’altro proteggono e fanno funzionare un aeroporto e un ospedale a Herat e addestrano le forze di polizia afghana (l’iniziativa più recente riguarda le donne poliziotto), sono il risultato del ritiro spagnolo voluto da Zapatero dopo l’attentato di Atocha del 2004. «Noi li abbiamo rimpiazzati – continuano le fonti del governo – solo per senso di responsabilità».
Le voci di pressioni sull’Italia per contribuire a un potenziamento del contingente NATO nella “Resolute Support”, la missione che ha sostituito quella dell’ONU (ISAF) il 1° gennaio 2015, sono state rilanciate dagli Stati Uniti dove lunedì prossimo Donald Trump dovrebbe annunciare un incremento di 3.500 militari USA oltre agli 8.400 già in Afghanistan.

LA NOTA
Il capo del Pentagono, Mattis, ha anche aggiunto in una nota che ci sarebbe stato un invio di altri militari di «vari Paesi alleati della NATO». La Gran Bretagna, in particolare, ha elogiato la decisione di Trump. Sul terreno la guerra continua. I Talebani vincono e perdono, in certe aree conquistano territori, in altre vengono respinti. E godrebbero dell’appoggio di russi e iraniani. Attualmente la missione alleata ha come centro nevralgico la capitale Kabul. 
Quattro le “derivazioni”: Mazar-e-Sharif a Nord, Herat a ovest, Kandahar a sud e Laghman a est. Quattro le nazioni maggiormente coinvolte: USA, Italia, Gran Bretagna e Germania. L’area dell’Afghanistan occidentale presidiata dagli italiani, in particolare dagli alpini della “Taurinense” e dai carabinieri del “Tuscania”, oltre che dall’Aeronautica, è vasta all’incirca come il Nord Italia. Ieri il comandante della missione, l’americano John Nicholson, ha spiegato che rafforzare il contingente servirà a costringere i Talebani a sedersi al tavolo della pace.

«Con l’annuncio di questa politica, i gruppi terroristici vedranno che non possono vincere sul campo e la loro migliore opzione è perseguire la pace. Gli USA sono determinati a combattere contro Talebani, Rete Haqqani, Isis e Al Qaeda». La volontà italiana di parziale ritiro ha motivi di ordine strategico e economico. Ieri il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha ringraziato al Meeting di Rimini gli italiani: «Siete il secondo contributore alle nostre operazioni e missioni. I vostri soldati prestano servizio nei nostri contingenti multinazionali in Lettonia. I caccia svolgono azioni di pattugliamento aereo congiunto in Bulgaria, e siete a capo delle missioni di pace NATO in Kosovo. Le vostre truppe giocano un ruolo chiave nella lotta al terrorismo in Afghanistan e Iraq». Presenza e costi da ridurre. E dirottare sul Mediterraneo.
 
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